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Sito e-commerce già pronto gratis? Una bufala pericolosa

Ecco alcuni trucchi che si nascondono dietro alle offerte di piattaforme a pagamento mensile, alle quali non è consigliabile aderire

Su Internet crescono a dismisura le offerte di piattaforme che promettono di mettere a disposizione degli utenti siti e-commerce gratuiti, pronti subito da pubblicare online.

Il fenomeno sta prendendo piede per sfruttare il periodo favorevole delle vendite online, il cui mercato è in forte crescita. Le previsioni sono che questo trend durerà fino al 2026.

Dunque, gli entusiasmi sono alle stelle ed è inevitabile che ci sia chi ne voglia approfittare per attirare clientela inconsapevole.

Partiamo quindi da un presupposto: se è vero che l’e-commerce possa produrre ottimi guadagni alle aziende che vogliono vendere online, chi costruisce un e-commerce gratuito per queste aziende o è un benefattore oppure nasconde un trucco.

Siccome ai benefattori del business crediamo poco, andiamo a scovare dove stanno i trucchi.

cosa succede nei siti pronti gratis

Innanzi tutto dobbiamo dire che parlare di gratuità è una frottola. Come era prevedibile, di gratis non esiste nulla. Nel commercio nessuno regala niente per niente.

Vediamo di entrare nel merito con alcune verità inerenti questa tipologia di offerte.

  • È necessario sostenere costi mensili crescenti
  • Bisogna dedicare molto tempo per comprendere e applicare le dinamiche del mercato
  • In alcuni casi non è possibile vendere i propri prodotti
  • Non si ha la proprietà del sito
  • Non sempre è possibile il collegamento con un gestionale
  • Non sempre è possibile impostare strategie di comunicazione con un CRM
  • Non sempre è possibile un completo monitoraggio dei dati
  • Non è vero che si può vendere senza Partita IVA

L’elenco dei trucchi potrebbe continuare, ma mi sembra che siano già più che sufficienti i casi appena esposti e nei quali è bene addentrarci. Uno alla volta.

costi mensili crescenti

Su qualsiasi portale che si propone per offrire e-commerce gratuiti c’è un tasto magico che conduce ad una pagina dei prezzi. E quando si parla di prezzi, ovviamente, non ci si riferisce a qualcosa che è gratuito.

Tuttavia esistono due diverse categorie di coloro che vogliono vendere online: quelli che giocano a fare e-commerce e quelli che invece vogliono impostare un percorso serio per la propria azienda.

I primi possono certamente cascare nell’equivoco che esista una Fata Turchina che, con un colpo di bacchetta magica su qualche centinaio di euro, sia capace di trasformarli in un business di chissà quanto.

I secondi, invece, conoscono bene la serietà con cui si deve affrontare un mercato, sicuramente necessario per la loro impresa ma nel quale operano concorrenti capaci e agguerriti.

Va da sé che, pur non essendo proprio gratuite, alcune di queste piattaforme si propongono al costo di pochi euro mensili (anche meno di 10 euro), un investimento impensabile per raggiungere fatturati consistenti e per i quali valga la pena aprire un negozio online.

Difatti, queste stesse piattaforme sanno bene che con pochi euro al mese non si vende proprio nulla. Ed è per questo che, accanto al loro specchietto per le allodole, propongono soluzioni professionali che, guarda caso, superano anche i 2.000 euro mensili.

A quel punto, è molto più saggio costruire un e-commerce di proprietà e non in affitto, la cui gestione sia completamente autonoma e il cui costo, una tantum e non mensile, è di gran lunga inferiore.

ci vuole tempo per capire

Il secondo trucco che non viene svelato è quello della professionalità con cui deve essere costruito un e-commerce.

Se la più grande università europea nel settore delle tecnologie e delle strategie per vendere online, il Politecnico di Milano, ha allestito corsi, osservatori, specializzazioni di statistica e analisi per quanto riguarda il mondo e-commerce, allora molto probabilmente qualsiasi livello del fai-da-te non è da prendere in alcuna considerazione.

La professionalità di chi costruisce e-commerce si misura dall’esperienza, dagli aggiornamenti quotidiani, dagli studi e dai risultati ottenuti.

Costruire un negozio online è molto facile dal punto di vista grafico, ma è estremamente complicato dal punto di vista dinamico, della comunicazione e della fruibilità.

Chiunque ritenga di potere costruire un e-commerce fai-da-te deve sapere che è un’ottima soluzione se vuole giocare un po’ con testi e immagini. Ma sappia che, al momento in cui vorrà investire seriamente per attrarre clienti e vendere, dovrà gettare tutto nel cestino e ricominciare daccapo.

Un e-commerce non è solo grafica, non è solo design, non è solo immagini, non è solo testi. O meglio, un e-commerce è un misto di tutto questo ma finalizzato a conquistare il mercato. Questa è la parte che nessun fai-da-te può mettere in atto. Questa è la parte essenziale, senza cui un e-commerce non vende.

Come il nostro Magazine ha scritto in altri editoriali, prima di compilare una sola riga di codice è necessario conoscere a fondo usi, costumi, richieste e stimoli all’acquisto della potenziale clientela.

Bisogna offrire su un piatto d’argento ciò che i clienti si attendono di ricevere per soddisfare una esigenza, un capriccio, una urgenza.

Bisogna sapere rispondere ad una domanda molto semplice ma fondamentale: “Perché un cliente dovrebbe comprare sul mio e-commerce piuttosto che da quello di un concorrente?”.

Bisogna sapere parlare con il linguaggio di Google e dei social, le cui logiche sono estremamente diverse da quello della vita comune.

Tutte queste strategie non possono neppure sfiorare la consapevolezza dei fautori del fai-da-te. Ma purtroppo senza queste strategie non si vende.

Quindi diventa anche inutile e dispersivo tentare campagne di marketing che si riducono poi ad una emorragia di denaro dal proprio portafoglio.

vendere i prodotti di altri

In alcune piattaforme che propongono e-commerce pronti gratis non è possibile vendere i propri prodotti online. O meglio, non è possibile senza essere costretti ad affiancare al proprio catalogo altri produttori.

Il meccanismo è il seguente. Un’impresa apre sulla piattaforma un negozio online a proprio nome e, quando vuole inserire i propri prodotti, si trova immerso in una sorta di marketplace dove i prodotti da mettere a catalogo sono quelli di altre aziende.

Il piccolo commerciante che vuole aprire un proprio e-commerce, dunque, deve scegliere quali tra questi prodotti inserire nel proprio catalogo. In sostanza investe per fare vendere altri, trattenendosi una provvigione.

Di fatto, a fronte di campagne pubblicitarie che sono necessarie per fare conoscere il suo e-commerce, non lancia il suo brand e rimane soltanto ai confini dal mercato. In più paga un affitto mensile alla piattaforma. Bel colpo!

la garanzia della proprietà

Come tutti gli imprenditori sanno, uno degli aspetti irrinunciabili di una impresa è quello che tutta l’attività svolta sia sotto il proprio controllo.

Un sito e-commerce che non sia di proprietà rappresenta sempre un punto interrogativo verso il futuro, in quanto non è l’imprenditore a dettarne le strategie commerciali.

Come è successo a molti fornitori di Amazon, il vero proprietario della piattaforma può decidere in qualsiasi momento di sbatterti fuori o di chiudere il tuo account perché non più conveniente. O per molteplici altri motivi.

Così tutti i soldi investiti per vendere online e i clienti acquisiti svaniscono nel nulla. Il business finisce lì.

Per questo motivo, e per l’esperienza di tanti imprenditori, non è mai consigliabile collocare un sito e-commerce su piattaforme delle quali non è possibile avere il totale controllo.

Purtroppo i siti pronti gratis che stiamo prendendo in esame in questo articolo sono tutti di proprietà terze e, per questo, non controllabili da chi aderisce a questo tipo di offerte.

il collegamento al gestionale o al CRM

Questa è una fase avanzata di cui ogni sito e-commerce dovrebbe preoccuparsi fin dall’inizio della sua costruzione.

Quando i prodotti a catalogo diventano tanti, quando i prodotti sono legati alla presenza e alla gestione di un magazzino, ma soprattutto quando le vendite crescono su numeri di una certa consistenza, è bene che ogni attività sia automatizzata con il collegamento a un gestionale.

Specie se le vendite non avvengono soltanto online, ma anche su altri tipi di mercato.

Difatti, l’ecommerce trasmette al gestionale i propri movimenti di vendita e il gestionale risponde all’e-commerce con i propri aggiornamenti di magazzino.

In realtà, questa procedura permette all’impresa di lavorare soltanto sul gestionale, consentendo all’e-commerce di rappresentare online la situazione del catalogo in tempo reale. Schede-prodotto e immagini comprese.

Vi è poi la gestione del cliente, dei visitatori e delle campagne. Un e-commerce che produca il massimo effetto di vendita dovrebbe essere sempre collegato a un CRM, la cui attività possa essere programmata per opportune operazioni di marketing verso clienti potenziali e acquisiti.

Su questo capitolo abbiamo già parlato in altre parti del nostro Magazine.

In ogni caso, i siti pronti gratis non supportano quasi mai queste funzioni. Peraltro non si tratta di attività di facile gestione, adatte al fai-da-te.

il monitoraggio dei dati

Una delle peculiarità delle vendite online, che le diversificano sostanzialmente dal mercato tradizionale, è quella che un e-commerce non sia soltanto uno strumento di vendita, ma anche un ricettacolo di dati che possono essere utilizzati per incrementare le vendite.

Perché questo avvenga bisogna che il sito sia collegato alla perfezione con Google e con i social. Deve dialogare con loro e ricevere informazioni costanti su tutto quanto avviene al suo interno e nel mercato di riferimento. Dalla tipologia dei visitatori, alle loro abitudini. Dalle schede più visitate, ai carrelli abbandonati. Dagli esiti delle campagne, alla provenienza degli ordini.

Il tutto perché l’e-commerce possa essere costantemente ottimizzato per vendere sempre di più, per fidelizzare il cliente e per recuperare gli acquirenti potenziali.

Tutto questo è assolutamente escluso dalle attività possibili con il tipo di siti che vengono proposti gratis o quasi. Peraltro si tratta di attività che vanno conosciute per essere messe in atto correttamente e nel pieno delle loro potenzialità.

la Partita IVA

E, alla fine, arriviamo all’ultima bufala che spesso viene proposta nelle pubblicità che invitano ad aderire a certi tipi di offerta. È quella che puoi vendere senza una Partita IVA.

Questo può accadere in un unico caso e cioè quando chi vende è un privato che si libera di qualche oggetto personale con vendite che sono del tutto casuali. Del tipo: voglio vendere la moto e la metto su eBay.

Per tutto il resto, vendere senza Partita IVA è assolutamente illegale.

Ecco, spero di avere fatto un po’ di chiarezza su quelle “sirene” che tendono ad ingannare quelle imprese che, seriamente, vogliono affrontare il mercato online.

Ve ne è l’esigenza, in quanto ormai è imprescindibile per ogni azienda aprire e gestire correttamente un secondo canale di vendita da affiancare a quello tradizionale.

Ma vi è anche l’esigenza di non farsi trarre in inganno.

"Quanti tuoi clienti comprano online?"

Questa la domanda a cui molte aziende devono dare risposta.

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