Prima di iniziare, ti avviso subito che questo post è piuttosto lungo, perché ho voluto essere il più completo possibile nelle mie descrizioni, con esempi espliciti. Alla fine potrai lasciare un tuo commento o ulteriori indicazioni. Tuttavia, puoi anche leggere solo i capitoletti che più ti interessano. I loro titoli sono centrati sulla pagina e […]
Prima di iniziare, ti avviso subito che questo post è piuttosto lungo, perché ho voluto essere il più completo possibile nelle mie descrizioni, con esempi espliciti. Alla fine potrai lasciare un tuo commento o ulteriori indicazioni.
Tuttavia, puoi anche leggere solo i capitoletti che più ti interessano. I loro titoli sono centrati sulla pagina e te li anticipo qui:
Voglio partire da Antonino Cannavacciuolo, che è il mio chef preferito. Per questo prendo spunto dal suo programma televisivo di maggiore successo, che s’intitola Cucine da incubo.
Nel corso del programma il bravo Cannavacciuolo esamina i menu di alcuni ristoranti in difficoltà, situati in diverse regioni del nostro Paese.
Sono ristoranti destinati alla chiusura, che lui riesce a risollevare e a fare ripartire con nuova forza e vigore.
Li visita, assaggia, controlla le procedure in cucina e in sala, modifica le ricette, rinnova gli arredi e, in un lampo, quei luoghi prima desolati si riempiono di tanti nuovi clienti soddisfatti di avere speso il loro denaro per squisite prelibatezze.
In tutto questo trovo ampie similitudini con il web.
Tra poco ti spiego perché, cercando di entrare nei particolari di alcuni siti di cui anche tu potrai constatare le pecche. Sarà per te molto utile possedere gli strumenti per mettere a confronto il tuo sito con quello dei tuoi concorrenti.
Dormirai su morbidi cuscini, se ti accorgerai che il tuo più accanito concorrente si sta facendo del male da solo, presentandosi sul web con un “sito da incubo”.
Affronto questo argomento, perché il web è la casa dove io e tu (che mi leggi) viviamo, lavoriamo, cerchiamo di crescere, di produrre nuovi fatturati, di catturare nuovi clienti, di fidelizzare quelli già acquisiti.
Se questa casa ha i muri scrostati, le persiane pericolanti, i pavimenti umidi, i rubinetti che perdono, le tegole che volano al primo soffio di vento, allora sono sicuro che anche tu condividi con me che non si tratta di un posto dove si possa vivere proliferando e con dignità.
Difatti, molti siti che popolano il web sono come quei ristoranti dove, prima dell’intervento del buon Cannavacciuolo, si mangia da schifo, ci si intossica, sono sporchi, hanno i vetri rotti, le tovaglie bisunte e il cameriere che ti serve con le unghia sporche.
Brutta immagine, vero?
Eppure è così. Nessuna persona di buon senso andrebbe mai a mangiare in un ristorante del genere e, ancora meno, ci inviterebbe una qualcuno che gli sta a cuore: l’amore della sua vita o, molto più semplicemente, un cliente.
Al contrario, sul web ci sono aziende, liberi professionisti, commercianti, artigiani che non si rendono conto di quanto deprimente sia il loro sito e l’immagine che danno verso l’esterno.
Le loro pagine online appaiono, a chi le visita, proprio come quelle case fatiscenti, sgradevoli da visitare, maleodoranti, sintomo di sciatteria e di scarso amor proprio.
Meglio oscurare questo genere di siti, piuttosto che procurare un danno così grave a se stessi e alla propria attività. Quelli sono siti che non attirano clienti, anzi li fanno scappare, come tra poco vedrai.
Il danno diventa ancora più grave se un concorrente, al contrario, ha cura della sua presenza sul web. Molti clienti confluiranno verso di lui.
Voglio essere molto pratico e voglio portarti alcuni esempi di siti o di ecommerce di cui dovrebbe occuparsi una sorta di Cannavacciuolo dell’online.
Ovviamente te li descriverò in modo che tu li possa individuare nelle linee generali, senza identificarne il proprietario, giusto per una questione di privacy. Anche nel rispetto per le scelte di ognuno, seppure per nulla condivisibili.
Siti non responsive
Cominciamo da tutti quei siti che non sono stati aggiornati per renderli visibili da Smartphone.
C’è un negozio di abbigliamento, a Milano, che deve avere speso un bel po’ di denaro per realizzare un sito pieno di difetti.
Quello più evidente è che il suo sito non è visibile da Smartphone. Quando lo richiami dal cellulare, appare tagliato a metà e non si riduce per le dimensioni e le funzioni del piccolo schermo.
Chiunque entri nel sito di quel negozio (oggi l’80% degli italiani viaggia su internet con il proprio cellulare), non riuscendo a utilizzare il sito, se ne va in pochi secondi a visitare il sito di un concorrente.
Se quel negozio è un tuo concorrente, indirettamente prima o poi ti avrà girato qualche suo cliente. Evviva!
Siti in flash
È una tecnologia che risale alla fine degli Anni 90’. Era molto ambita, perché consentiva animazioni che, allora, rappresentavano una novità. Molti siti si distinguevano per questo.
Oggi, al contrario, i browser moderni prima di leggere una pagina in flash spesso ti chiedono di scaricare il plugin, oppure ti chiedono autorizzazione all’apertura della componente flash.
Tempo perso, che spinge il potenziale cliente a navigare in un altro sito che non gli pone questo problema.
In più, flash è una tecnologia che non viene più riconosciuta da Google, quindi un sito realizzato in flash non otterrà mai un valido posizionamento sul motore di ricerca. È un sito del tutto inutile, anche perché non è visibile con il telefonino.
Se un tuo concorrente ha un sito in flash, devi esserne felice. Perderà diversi clienti.
Siti con visione panoramica
Io non credo che fornire una visione panoramica dei propri uffici o del proprio negozio sia una buona idea per comunicare.
Parlo di quelle immagini che puoi scorrere a 360 gradi.
Ci sono modi diversi e strumenti più efficaci per essere convincenti sulla qualità dei propri prodotti o servizi.
Opinioni personali a parte, il fatto di presentare panoramiche a tutta pagina diventa un impedimento grave per chi visita un sito.
Difatti, quando si fa scorrere il mouse sulla pagina, molto spesso non si riesce a proseguire oltre. Il mouse o il touch di un cellulare, muovendosi, rimane incastrato nell’immagine e non riesce più ad uscirne.
La stessa cosa può capitare quando ci si imbatte in una mappa del Dove Siamo.
L’unica soluzione che rimane a chi naviga su questo tipo di pagine è quella di uscire dal sito, prima di avere compiuto qualsiasi ulteriore azione.
Se un tuo concorrente ha un sito con visione panoramica, sii certo che un suo potenziale cliente lo avrà abbandonato prima ancora di essere arrivato all’indirizzo mail o al numero di telefono.
È magari verrà a visitare te. Evviva!
Siti lenti a comporsi
Io per primo scappo via, quando le pagine sullo schermo si compongono lentamente. Non ho tempo per aspettare. Sono abituato a correre veloce da pagina a pagina.
Una recente indagine del Politecnico di Milano rende noto che normalmente una persona, che visita un sito web, decide se restarci nell’arco di soli 8 secondi. Se passati i primi 4 secondi la pagina non si compone, chi naviga perde la pazienza e il sito perde un potenziale cliente.
Se il tuo concorrente ha un sito le cui pagine si compongono lentamente sullo schermo, stai pur sicuro che qualche suo potenziale cliente, prima o poi, farà visita al tuo indirizzo web. Evviva!
Ecommerce senza carrello (o quasi)
Ti faccio l’esempio di una merceria che ha un proprio sito pieno di bottoni, fettucce, accessori moda, abbigliamento intimo.
Sono andato sulla sua home e mi accorgo casualmente che, oltre a una miriade di descrizioni, un tasto mi invia anche al negozio online.
Una prima pecca è che non è per nulla evidente che si tratta di un ecommerce. Procedo ugualmente.
Prima di comprare, vado a leggere alcune informazioni sui vari prodotti. Il tasto che rimanda all’ecommerce scompare quando navigo nelle altre sezioni del sito.
Anche questa è una grave mancanza. Se lo scopo di quel sito è di farmi spendere dei soldi, non mi deve interrompere mai la strada per arrivare all’acquisto.
Torno alla home (lo faccio per mestiere, altrimenti me ne sarei già andato!).
Vado al negozio online.
Sulla sinistra mi appaiono tutte le macro categorie. Scelgo madreperla. Mi appaiono 4 immagini, con la didascalia “bottone in madreperla”. Grazie tante, lo so, ho scelto io, non c’è bisogno che me lo ripeti con un passaggio inutile che mi fa perdere tempo.
Nessuna descrizione, nessun prezzo, nessun invito all’acquisto.
Vado avanti. Digito sull’immagine di un bottone e mi appare ancora la stessa fotografia con la seguente descrizione: novità madreperla opaca in diversi colori e sfumature adatte per giacche, vestiti e capi spalla.
Vedo un invito ad aggiungere il prodotto alla lista. Tuttavia non mi viene ancora indicata la disponibilità, le misure e soprattutto il prezzo. Neppure il carrello mi è apparso ancora una volta.
Vado avanti (che pazienza!).
Improvvisamente sulla sinistra spunta l’immagine di una culotte da donna a 31 Euro. Non è quello che cercavo, non so che farmene di una culotte da donna. Peraltro non si tratta neppure di un prodotto correlato alla mia ricerca.
Dunque proseguo con il mio bottone. Digito il link Aggiungi alla lista e mi appare una scritta che mi informa che per utilizzare questa funzione, devo prima effettuare l’accesso.
A questo punto solo un masochista procederebbe con l’acquisto. Chissà quali altri intoppi dovrei ancora superare prima di mettere il mio bottone sul carrello.
Se non è un sito da incubo questo! Un genio chi lo ha progettato!
Eppure si tratta di una web agency molto famosa che, perdipiù, impone un canone annuo molto consistente per il rinnovo di questo po’ po’ di orrendezza.
Beato chi vende bottoni online se ha concorrenti che si propongono con siti del genere.
Siti con immagini non professionali
Ti faccio l’esempio di un orefice che ha un negozio in una zona centrale di un piccola città della Lombardia.
L’attività è tramandata da generazioni, quindi si tratta di un negozio che dovrebbe comunicare il suo prestigio. Invece fa tutt’altro.
Le immagini di gioielli e orologi (che si vorrebbero vendere anche online) sono sbiadite, buie, di bassa definizione. Peraltro gli orologi in vendita costano oltre 3.000 Euro.
Certamente non troverà mai nessuno che acquisti a quel prezzo un orologio che dà l’immagine di una ciabatta. Difatti, online non vende niente.
Anzi, io penso che qualche potenziale cliente, dopo avere visitato il sito, sia stato scoraggiato perfino a visitare il suo punto vendita fisico.
Un disastro!
Qualsiasi sia l’attività che viene mostrata sul web, le immagini sono determinanti, perché le pagine online non hanno la parola. I siti comunicano per prima cosa con i colori e con le fotografie. Poi comunicano coi contenuti e con la loro fruibilità.
Puntare sulla qualità delle immagini è un investimento che devi assolutamente sconsigliare al tuo concorrente. Molto meglio per te.
Siti con pagine non raggiungibili
Certamente sarà capitato anche te, chissà quante volte, di fare clic sul link di una pagina e trovarti di fronte ad un messaggio di errore. Tipico è il numero 404.
Ti porto il caso di un sushi bar, il cui sito è uno spettacolo di inefficienza. La home presenta il bar e ti dice dove si trova. Poi non ti mette il numero di telefono o la mail, perché ti comunica che non sono accettate le prenotazioni.
Tuttavia, se sei interessato ai prodotti di loro distribuzione, ci sono due belle foto di salse e alcolici provenienti dall’Oriente. Fai clic là sopra ed esce un messaggio che ti dice che la pagina non è raggiungibile.
Andresti mai a farti un sushi di pesce fresco in un locale che cura così malamente la sua immagine? Io no. Non ho dubbi: preferisco un sushi bar concorrente.
Siti non aggiornati
Sono appena entrato nel sito di un produttore di software. Credo che chi lavora nel mondo dell’informatica debba, lui per primo, avere un occhio di riguardo per la comunicazione online.
Non sempre è così.
Il sito di cui ti parlo presenta in prima pagina un pop-up che si apre (peraltro impedendoti di navigare oltre) con una informazione dell’ultima ora: saremo presenti in Fiera dal 25 al 28 febbraio 2017.
Un esempio di tempestività, visto che io ho visitato il loro sito il 3 aprile 2018. Viene da pensare che dopo quella Fiera abbia smesso di lavorare.
Non mi fiderei mai di chi produce software ed è così poco attento alla sua potenziale clientela. Cerco subito un concorrente che, almeno sulla carta, mi ispiri maggiore fiducia.
Un sito può essere aggiornato in ogni momento, pubblicando novità e informazioni. Un sito che viene aggiornato spesso dona l’immagine di una azienda molto dinamica.
Viceversa sembra che tutto sia sempre chiuso per ferie.
Siti con i contenuti illeggibili
Esiste un indice, che si chiama Gulpease, che ti rivela quanto un testo sia leggibile.
Leggibilità non significa solo scorrevolezza del testo, ma anche include tutta una serie di parametri che aiutano chi legge a non doversi impegnare molto per assorbire una comunicazione e per proseguire fino in fondo alla lettura.
Per i contenuti di un sito l’indice Gulpease è fondamentale. Difatti, come ti ho detto in precedenza, chi naviga è disposto a perdere poco tempo su una singola pagina. Se lo obblighi a leggere testi complicati e non accattivanti, si spaventa e se ne va.
Un sito è fatto per comunicare in modo chiaro ma soprattutto immediato.
Prova a leggere alcuni contenuti dei siti di un tuo concorrente. Se, appena ti appaiono, ti viene voglia di cambiare pagina, sappi che come lo fai tu lo farà anche qualche suo potenziale cliente.
Magari si troverà meglio a navigare sul tuo sito. Evviva!
Siti di scarsa fruibilità
Mentre scrivo, sto navigando sul sito di un’azienda agricola. Voglio riempire la dispensa di prodotti genuini e questa azienda non è distante da casa mia.
L’ho trovata su Google cercando prodotti alimentari tipici nel raggio di 20 chilometri da dove abito.
Entro nel sito e vedo una bellissima immagine di una cascina molto grande. Con mia sorpresa, il menu che mi appare mi invita solo a prenotare una cena in determinate date (probabilmente sono le uniche in cui la cucina è funzionante).
Non è quello che cerco. Non voglio andare al ristorante, voglio comprare prodotti genuini.
Tuttavia, siccome faccio questo mestiere, mi incuriosisco e mi metto a cercare tra le pagine. Trovo che invece la cascina è molto di più che un semplice ristorante.
Produce formaggi e verdure, ospita con prima colazione, organizza eventi.
Mi domando quanti clienti potenziali quell’azienda agricola abbia perso, a causa di un sito così poco organizzato nella sua fruibilità.
Un sito non deve essere un intreccio di pagine in cui muoversi, ma una strada spianata verso l’azione che si vuole fare compiere al visitatore.
Se mi vuoi vendere dei prodotti alimentari, non mi devi bloccare sulla promozione del tuo ristorante. Non è una strategia vincente.
Mi domando anche quanta gente abbia acquistato prodotti da un concorrente, non avendo trovato immediatamente su quel sito (pubblicizzato a pagamento su Google) quello di cui aveva invece bisogno.
Siti labirinto
Quello di cui ti parlo è un sito di una società che rivende informazioni bancarie. Il sito ha circa 15 anni di vita e, nel corso del tempo, è stato sempre aggiornato con servizi nuovi che si aggiungevano ai precedenti.
Per essere più chiaro, le nuove proposte commerciali sono state aggiunte sulla struttura iniziale del sito, che è rimasta la stessa fin dal primo giorno della sua messa online.
Ne consegue una ramificazione infinita, una difficoltà immensa di suddividere i servizi per categorie, una marea di link sulla homepage, una scrittura con caratteri ultra piccoli, una confusione tra accessi liberi e a password.
Fin dalla homepage, l’immagine del sito è quella di un labirinto in cui ti ficchi senza una via d’uscita o un tracciato di ritorno.
Devo essere sincero. Nonostante la mia abitudine a navigare sul web, dentro quel sito mi sono perso.
Mi sono sentito intrappolato come accade quando circoli in macchina in una città che non conosci, piena di stradine a senso unico che, gira e rigira, ti riportano sempre al punto di partenza davanti a un bel cartello di Zona a Traffico Limitato.
C’è da sognarselo di notte e svegliarsi all’improvviso con il batticuore.
Se entri su quel sito, la prima reazione è quella di uno strano senso di angoscia. Certo non è questo il modo per attirare nuovi clienti.
Siti privi di funzionalità
Come il sito che sto per descriverti ne trovi tantissimi. Sono la maggior parte. Si tratta di siti che hanno diversi anni di vita e che, quindi, sono stati costruiti quando le potenzialità del web erano molto ridotte rispetto a quelle attuali.
Oggi un sito o un ecommerce deve avere come scopo le seguenti funzioni:
Se un sito non viene usato per produrre questi risultati, è come avere un plaid caldo nell’armadio e barbellare di freddo tra le lenzuola. C’è da chiedersi perché non lo usi.
L’esempio calza a pennello. Un sito web ha in sè delle funzionalità strabilianti che non vanno lasciate “nell’armadio”. Bisogna metterle in atto. Sono nel web, sono a portata di mano per migliorare i benefici di ogni attività, dunque vanno usate.
Per essere più chiaro ti porto l’esempio del sito di un gommista che ho visitato.
L’immagine della home riporta il luogo dove vengono sostituiti i pneumatici. Poi c’è un grande elenco di tutte le marche di gomme disponibili. Né più, né meno di quelle che hanno tutti i gommisti.
Poi viene messa in rilievo la qualità e l’esperienza. Cose che dicono tutti. Finito lì.
Non c’è una sola frase, una sola funzione che spinga un potenziale cliente a rivolgersi a quel gommista. Sul web lui appare uguale a tanti altri.
Dunque, cosa mi spinge a sceglierlo per cambiare le mie gomme? Nulla.
Il suo sito è un semplice biglietto da visita e, come tu sai, i biglietti da visita vengono dati a mano. Chi ce l’ha è perché ti conosce già. Quindi da quel sito, nuovi clienti uguale a zero.
La battaglia online con un concorrente, che si presenta così, è già vinta. Basta avere un sito che sia orientato a portare in officina una nuova clientela, oltre che a fidelizzare quella vecchia.
Siti privi di una strategia
Voglio sviluppare ancor meglio il concetto che ti ho appena espresso nel capitoletto precedente.
Normalmente le web agency chiedono al cliente che cosa vuole pubblicare sul sito e poi glielo realizzano pari pari.
Nascono così siti pieni di informazioni che piacciono a chi li commissiona, ma che sono poco rilevanti per chi naviga su internet.
Per cosa è meglio spendere i soldi della propria società? Per qualcosa che siamo felici di vedere solo noi o per qualcosa che vedono tutti e che produce beneficio e reddito?
Un sito o un ecommerce deve rispondere ad una sola strategia: quella di produrre effetti positivi nel lavoro di chi li detiene.
Le pagine che vengono messe online, difatti, devono comunicare ciò che chi naviga si attende di trovare e non ciò che l’azienda immagina sia giusto pubblicare. Molto spesso le due cose non coincidono.
La strategia di un sito è quella di conquistare l’attenzione di chi lo visita e di soddisfare una sua esigenza, non quella di mostrare quanto siamo bravi e belli.
Ti porto l’esempio di una sartoria, specializzata in abiti da sposa.
Se entri nel loro sito, ti viene detto quanto sono abili, quanto sono attenti all’esigenza del cliente, da quanti anni confezionano abiti matrimoniali su misura.
Poi vedi tutta una serie di immagini (drappi) sul tipo di tessuto usato, di cui vengono evidenziate le straordinarie qualità.
A mio modo di vedere, quella sartoria avrebbe dovuto chiedersi cosa una futura sposa avrebbe voluto trovare sul sito:
A questo punto, o ti fidi del fatto che loro ti scrivono che sono i migliori sarti del mondo oppure cambi sartoria. Riprendi a navigare sul sito web di un concorrente.
Siti realizzati con l’uso di template
Il web è cambiato e sta cambiando velocemente nell’arco degli anni. Le tecniche per costruire un sito sono oggi molto diverse di soli tre, cinque anni fa.
Una volta si usavano molto i template, cioè siti preconfigurati, ove bastava semplicemente riempirli di immagini e di contenuti.
Questa “invenzione” aveva fatto in modo che anche chi non fosse particolarmente sgamato in informatica potesse costruirsi un sito fai-da-te.
Purtroppo anche le web agency, per velocizzare i processi di produzione, hanno cominciato a lavorare su template. Ancora oggi ci sono grosse organizzazioni che li usano e realizzano migliaia di siti tutti uguali, l’uno all’altro.
Così non va bene, perché ogni sito deve rispettare le caratteristiche produttive del cliente che lo richiede e del mercato a cui si rivolge. Non puoi costruire una villa di lusso con gli stessi materiali con cui costruisci in edilizia popolare.
Per i siti web è lo stesso. Ad ognuno il suo. Oggi il web è fatto di progetti, l’uno diverso dall’altro. È da lì che bisogna partire.
La costruzione di un sito o di un ecommerce è solo consequenziale al progetto. Dunque non possono essere realizzati con template che sono creati per essere generalisti.
Il progetto di chi vende automobili, non è uguale al progetto di chi cerca pazienti per uno studio medico specializzato.
Inoltre le funzioni, di cui ti parlavo prima, devono essere personalizzate sulle strategie che variano da cliente a cliente. Lo stesso vale per le scritture SEO, cioè quelle attraverso le quali un sito viene identificato da Google.
Peraltro, un template costa poche decine di dollari. È quello il suo valore. Costa poco, vale poco. Invece viene rivenduto dalle web agency per qualche migliaio di euro. Anche questo non va bene.
Ecco, ti ho descritto un po’ di situazioni di siti da incubo.
Non è horror, ovviamente, ma si tratta di pagine che non servono a niente, anzi che recano danni alle aziende, perché fanno scappare i clienti come da un ristorante con le tovaglie bisunte.
Spero che i tuoi concorrenti siano proprietari di siti da incubo. Ne beneficerai indirettamente. Controlla e paragona il tuo sito con il loro. Mi auguro davvero che il confronto sia a tuo vantaggio.
Questa la domanda a cui molte aziende devono dare risposta.
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