La pandemia ha rivoluzionato gli interessi di acquisto degli italiani. Tra food e casalinghi emergono anche sesso e champagne. Nonostante il forte incremento delle vendite, alcuni imprenditori continuano a perdere clienti e denaro.
Ci sono anche sesso (sex toys) e champagne tra i prodotti più venduti nel periodo delle scorse feste natalizie.
Lo pubblica il quotidiano online TecnoGazzetta, traendo spunto dall’ultimo report reso noto da Idealo, leader europeo nella comparazione dei prezzi.
Ne parlo in questo post, perché dalla sua analisi è interessante capire come si siano orientati i gusti di acquisto degli italiani e come si siano modificati rispetto agli anni che hanno preceduto la pandemia.
Alla luce di tutti i dati che leggerai tra poco e che rendono la fotografia di un’Italia ormai più che matura sull’utilizzo di internet, il rilievo meno positivo è che ci sono ancora diverse aziende, imprenditori, liberi professionisti che tuttavia stentano ad aprire il loro canale di vendita online con un proprio ecommerce.
I tempi decisionali sono ancora troppo lunghi e chi ne rimane colpito è proprio chi non ha la capacità di agire. Tornerò su questo punto alla fine dell’articolo.
Ma vediamo insieme un po’ di numeri, che non mentono mai.
Partiamo da un dato. Rispetto al 2019, le ricerche di prodotti online sono aumentate del 98,7%. Quando parliamo di ricerche, ci riferiamo alle semplici semplici consultazioni sul motore di ricerca e non alle transazioni andate a buon fine.
Queste ultime, infatti, nei mesi di marzo e aprile sono aumentate di oltre il 600% e nel periodo natalizio si sono attestate a un +648,3%, proprio come ho detto prima, per effetto di acquisti su vini spumanti e oggettistica sessuale.
ecco chi ha venduto di più
Profondamente cambiata risulta la graduatoria dei prodotti più venduti in media annua.
Se nel 2019 figuravano ai primi posti abbigliamento ed elettronica, che da soli coprivano circa il 50% delle vendite, nel 2020 si affianca a loro anche la consistente crescita di prodotti per la casa, disinfettanti e cosmetici.
Perdono posizione gli ecommerce generalisti, favorendo al contrario i negozi di categoria. Se la stessa Amazon ha venduto circa un 38% in più dell’anno precedente, ci sono negozi di proprietà privata singola che hanno più che raddoppiato il loro fatturato online.
Prima ho accennato alla crescita dei prodotti per la casa. Ebbene, arredamento e giardinaggio hanno registrato una crescita del 190,5% rispetto al 2019.
In particolare sono state vendute tende da sole, sedie da giardino, letti, equipaggiamenti per la cucina, tra cui mini forni e robot.
In crescita anche la vendita di tappeti e motoseghe.
Ho accennato anche al settore della cosmetica, dove la fanno da padrone le creme di bellezza e i profumi.
In realtà tutta la cura del corpo ha fruttato enormi aumenti di fatturato attraverso gli ecommerce. Si parla di un aumento del 164,3% a confronto con l’anno precedente. In questa analisi comprendiamo anche le attrezzature per l’home fitness e l’abbigliamento sportivo.
Tutto qui? No di certo.
Come sempre fa registrare una crescita considerevole il settore del food (+159,2%), quello dei prodotti per animali (+116,5%), dei prodotti per l’infanzia (+91,5%).
Lo stesso abbigliamento, che ha fatto registrare gli aumenti minori, si è incrementato per vendite superiori pari a un +72,7%.
Cresce anche il b2b con un +28% rispetto al 2019.
In calo, invece, le vendite di valigie, catene da neve e scarpe per sport da competizione.
l’uomo batte la donna, il sud batte il nord
Un ultimo rilievo interessante, infine, è su chi ha prodotto più acquisti online nel 2020. Il sesso maschile si è distinto per il 60%, lasciando al 40% quello femminile.
L’età media degli acquirenti si aggira tra i 25 e i 34 anni, mentre le zone italiane in cui si è avuto un maggiore sviluppo delle vendite sono state quelle del centro-sud, che probabilmente si sono adeguate al trend già consolidato delle regioni del nord.
cosa fanno gli imprenditori italiani
In relazione alle vendite online, dobbiamo distinguere le imprese che già hanno un ecommerce e quelle che invece non hanno ancora provveduto a mettersi online con i propri prodotti o servizi.
Le prime si dividono ulteriormente in due categorie: quelle il cui ecommerce produce vendite in abbondanza e quelle che hanno un ecommerce con vendite molto vicine allo zero.
La differenza tra queste due categorie sta prevalentemente nel prodotto o servizio venduto, dalla propria capacità di differenziarsi sul mercato e dal tipo di comunicazione con cui valorizzano il proprio brand.
Tuttavia, i risultati negativi sono causati principalmente da ecommerce costruiti al risparmio (fai-da-te, soluzioni inappropriate ed altro) che, proprio per questo, non riescono a vendere quanto dovrebbero.
Molti negozi online non risultano neppure attrezzati per dialogare con Google e con i social, così da rendere dispersiva e finanche dannosa qualsiasi operazione di marketing.
Per queste aziende, imprenditori o liberi professionisti, così come per coloro che ancora non hanno un ecommerce, sembra prevalere la preoccupazione di investire in questo settore, piuttosto che valutare che finora hanno già perso molto denaro e ancor di più ne perderanno nell’immediato futuro.
Perché questo è ciò che accade a chi non vende online.
Come sempre dico, l’apertura di un ecommerce e la sua gestione costituiscono un ramo d’azienda importante che va affrontato con la dovuta serietà e competenza. Ma va affrontato, perché non aprire un ecommerce o non farlo funzionare a dovere significa continuare a perdere clienti e utili aziendali.
Va affrontato anche, perché l’attività online spesso è di supporto alla stessa attività tradizionale.
Questa la domanda a cui molte aziende devono dare risposta.
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Ciao, mi ha molto incuriosito ciò che hai scritto e mi chiedevo se anche io potevo aprire un e-commerce. La mia attività è nella ristorazione (pub cocktails bar) non proprio il massimo x questo tipo di attività,avresti dei suggerimenti a tal proposito?
Amedeo, se per ristorazione intendi che sei proprietario di un ristorante o di un bar, ti dico che nel primo caso molti ristoranti si sono salvati proprio grazie all’asporto, che prende ordinazioni online. Il cliente paga su internet e ritira in negozio. Nel secondo caso, vedo difficile che un ecommerce possa funzionare, perché un bar è sostanzialmente rivenditore di prodotti su cui non ha grandi marginalità. Salvo che si tratti di birra alla spina, vino o qualche caffè. Se al contrario, ti occupi di vendere ai ristoranti o ai bar, allora abbiamo casi di successo di negozi online b2b che vanno a gonfie vele. Si tratta di capire quali prodotti intendi vendere. Un bar, per farti un esempio, apre e chiude in continuazione a seconda dei colori della sua regione e delle relative normative di restrizione. Tuttavia è costretto ad approvvigionarsi in continuazione di numerosi prodotti, non ultimi quelli per la sanificazione e la pulizia. In ogni caso, per ulteriori approfondimenti relativi alla tua prossima attività online, puoi inviarmi un whatsapp al numero di cortesia 331 811 8840 o inviarmi una email indicando nell’oggetto CHIEDO UNA CALL. Per te che leggi il nostro blog sarà assolutamente gratuita e senza impegno. A presto e buone vendite.
Ciao, per ora sto facendo dropshipping vendendo abbigliamento su ebay subito annuncitoday e kijiji
Ma effettivamente visto i vari trend che hai riportato, poteri ampliare i prodotti inserendo anche accessori per uomo e donna 👍🏻
Tiziano, sono felice che le indicazioni del nostro Magazine ti possano aiutare nelle tue scelte. Tuttavia, come sai, noi siamo dell’opinione che il futuro delle attività di vendita online non può fare perno sui marketplace, ma devono svilupparsi mediante un e-commerce di proprietà. Anche in questo caso nulla ti vieta di lavorare in dropshipping. Tutte le motivazioni a quanto ti scrivo sono contenute nella nostra sezione “No Amazon”. Molte di queste motivazioni valgono anche per gli altri marketplace e siti di annunci.