Nella sua storia l’umanità ha sempre cercato i luoghi più efficaci e comodi per condurre le proprie transazioni commerciali interaziendali e con i privati
Ogni tanto è bene fare una pausa. Siamo tutti proiettati vorticosamente verso il commercio elettronico e spesso ne siamo colpiti. A volte ci torna perfino difficile una serenità di giudizio su cosa dobbiamo fare per non venirne travolti. Le decisioni di imprese, artigiani e commercianti sono condizionate più dalla paura di non essere nel futuro, che non dalla consapevolezza di una graduale e inevitabile trasformazione dei rapporti tra chi vende e chi compra. Se ripercorriamo la storia e l’evoluzione del commercio dall’Antica Grecia ad oggi, compresa anche quella del commercio digitale, ci accorgiamo invece che l’e-commerce non è una moda e tanto meno una minaccia. Al contrario l’e-commerce è un luogo logico, come lo fu l’Agorà per le città greche o il Foro per l’antica Roma. E, allora, vediamo insieme perché la sua avanzata è una conseguenza inarrestabile della storia dell’uomo.
Come abbiamo accennato, i mercanti hanno sempre cercato di presentarsi al loro pubblico (altri mercanti o consumatori finali) in luoghi che favorissero le loro transazioni commerciali.
Nell’Antica Grecia la piazza principale delle polis si affollava di spezie, profumi, arredi, tessuti, grano e quant’altro, che risultavano essere oggetto di trattative più o meno intricate. L’Agorà era il luogo più grande e conosciuto da tutti i cittadini.
Anche nell’Antica Roma i mercanti confluivano nel Foro, luogo ideale perché era lì che confluivano le principali strade cittadine.
Se vogliamo, i personaggi che animavano i mercati di allora non sono così tanto distanti da quelli dell’era attuale. C’erano i produttori, i grossisti, gli artigiani e i distributori che approdavano dall’estero con bastimenti di loro proprietà.
Poi, nel medioevo, i mercati si caratterizzarono anche per la presenza dei giullari e dei saltimbanchi che erano lì per favorire e incrementare le vendite. Concettualmente non sono stati molto dissimili dai moderni influencer.
Ed esistevano anche i magazzini attrezzati per la logistica, come il Mercato Traiano, dove si stoccavano le merci. Con un po’ di fantasia possiamo dire che fu il primo grande centro commerciale di nostra memoria.
Insomma, da sempre il commercio si è attrezzato per rendere comodo e funzionale il mondo degli acquisti. L’Agorà e il Foro Romano si sono trasformati in una piazza ancora più grande e più comoda. Non ci si arriva a piedi, a cavallo o in carrozza, ma con un semplice clic. Oggi il posto ideale per il commercio si chiama Internet e l’uomo non vuole rinunciarci.
Ancora adesso molti mercati si svolgono in luoghi aperti, come avveniva un tempo. Bancarelle e ambulanti di ogni tipo confluiscono una o più volte alla settimana nei luoghi più popolati delle grandi città e dei piccoli paesi di provincia.
Purtroppo la loro collocazione, spesso, crea profondi disagi al traffico in un’area di diversi chilometri quadrati. Per questo motivo molti di essi soffrono di una minore affluenza di pubblico, rispetto a qualche anno fa.
In ogni caso, possiamo affermare che nell’arco dei secoli i mercati a cielo aperto sono stati affiancati da strutture al chiuso come i mercati rionali, i supermercati e i grandi centri commerciali.
La filosofia è sempre la stessa: quella di rendere comodi gli acquisti in un’area dove si possano vendere tipologie di prodotti diversi uno affianco all’altro. E, su questo punto, nessun luogo è più completo e immediato di Internet.
Certamente, l’evoluzione degli e-commerce passa attraverso la scoperta e la realizzazione di nuove tecnologie, di cui il digitale è attualmente la massima espressione.
Difatti, già negli Anni ’80, in Francia nasceva il Minitel. Si trattava di un piccolo monitor in bianco e nero, collegato al doppino telefonico, dove a richiesta e a pagamento apparivano semplici testi informativi e qualche piccola grafica molto elementare.
In quel periodo la Francia superò i 5 milioni di abbonati, tanto che vi furono aziende che cominciarono a sfruttare il Minitel per le prime transazioni commerciali online. Era il 1982.
In Italia, l’esempio del Minitel fu seguito dalla SIP, che allora gestiva la nostra rete telefonica, e che promosse senza grande seguito il Videotel. Non furono adottate politiche adeguate.
L’insuccesso di questa tecnologia fu subito rimpiazzato dall’avvento dei modem e dalla possibilità di collegarsi a banche dati molto ampie. Nasceva l’era delle email e dei primi siti online.
Nascevano anche le prime interazioni tra gli utenti e le chat line affollate, cariche di messaggi, anche dei più spinti. Cresceva, così, l’Agorà digitale dove ancor oggi tutti confluiscono. La piazza ideale per il commercio.
Tuttavia, in quegli anni, eravamo ancora molto distanti da una diffusione delle vendite online. Mancavano i browser che favorissero navigazioni rapide e mancava ancora una rete veloce, fino all’avvento di Netscape e dell’ADSL.
E non solo. Mancavano gli Istituti bancari che capissero quanto fosse importante sviluppare sistemi di sicurezza sulle transazioni con carta di credito. Prima fra tutte lo fece Banca Sella, poi seguita molto a rilento da tutte le altre.
Ciononostante, nel mondo si erano presentate due grandi società, Amazon ed E-Bay, che stavano facendo scuola per tutti gli altri e-commerce. Via via le aziende americane cominciarono ad aprire i loro negozi online e a farli funzionare con grande profitto.
E, come sempre, ciò che succede negli Stati Uniti, poi si ripercuote anche in Europa e infine in Italia.
Come detto, il nostro Paese ha atteso più di altre realtà europee prima di lanciarsi con politiche aziendali di digitalizzazione del commercio.
Un po’ il carattere italico è piuttosto diffidente per sua natura. Un po’ la nostra imprenditoria privata ha superato da poco il periodo di transizione generazionale.
Dai baby boomer del miracolo economico alla “Generazione X” il salto non è stato semplice. In Italia diverse mentalità ed abitudini si sono scontrate, rallentando l’avanzare delle nuove tecnologie.
Altri Paesi europei hanno avviato processi di vendita online molto prima di noi. Fra questi spiccano Regno Unito, Spagna e Germania.
Oggi, in Italia, ci sono 1,3 milioni di imprese che si sono dotate di un proprio e-commerce, ma poche tra queste ci sono arrivate seguendo un percorso logico di crescita e non uno stato emozionale e di paura, come ho scritto nell’introduzione di questo articolo.
Nelle aziende italiane, sul piano culturale delle vendite online siamo ancora molto indietro.
Nella pratica quotidiana di evoluzionecommerce incontriamo ancora imprenditori, a volte molto giovani, che sognano glorie commerciali, quasi scoprendo ora che esiste la possibilità di vendere sul web.
Molti pensano ancora che basti scegliere qualche prodotto e metterlo online per avere successo. Molti pensano anche che su Internet si venda in poche settimane dalla costruzione di un e-commerce, partendo senza capitali da investire.
Le vendite online non sono un miracolo, ma l’evoluzione del commercio che, tanto più si espande e si apre al pubblico e alle aziende, tanto più deve essere affrontato con coscienza professionale.
Questo è il vero scoglio contro cui si infrangono onde di imprenditori, poco consapevoli del fatto che fare e-commerce è necessario (il percorso storico appena tracciato ce lo conferma), ma che nel contempo è piuttosto complesso.
Perché il discorso che stiamo affrontando scorra fluido, mi tocca ricollegarmi spesso a quanto scritto nelle righe precedenti. Mi scuso con chi legge per queste necessarie ripetizioni.
Difatti, avevamo accennato alla presenza dei saltimbanchi e dei giullari nei mercati del medioevo. Spesso si utilizzavano anche varie professionalità artistiche, tali da attirare l’attenzione del pubblico verso questa o quella bancarella.
Un mangiatore di fuoco non doveva necessariamente pubblicizzare un prodotto in particolare, ma era sufficiente che consentisse di raggruppare un nucleo di astanti, ai quali poi il venditore proponesse di procedere ad un acquisto.
Sostanzialmente possiamo parlare di una prima, sia pure rudimentale forma di marketing. Oggi il mangiatore di fuoco è sostituito dagli influencer o dai messaggi online pubblicati su Google, sui social o mediante le vetrine di Amazon.
Concettualmente non è cambiato nulla.
Tanto più il mercato in cui ci si trova è vasto, tanto più aumenta la competizione tra i singoli venditori, siano essi imprese, grossisti o singoli commercianti nel retail.
Tanto più aumenta la competizione, tanto più è necessario combatterla con tutti gli strumenti a disposizione, fra cui uno dei principali è proprio il marketing.
La visibilità è, oggi come allora, un elemento fondamentale e irrinunciabile per fidelizzare il cliente e per combattere la concorrenza.
Ma è essenziale soprattutto per farsi conoscere e per accrescere la forza di un brand.
Lo capì molto bene nel 1887 una giovane azienda, allora emergente, che si chiama Coca-Cola. È un esempio che vale più di mille altri.
Difatti, in quegli anni, non erano in molti a conoscere questa bevanda che, in breve tempo, avrebbe conquistato il mondo, diventando in assoluto la più popolare.
Per farsi conoscere, Coca-Cola pubblicò su diversi giornali americani un coupon con il quale si dava in offerta la bevanda gratuitamente. Bastava un bicchiere per assaggiarla. In cambio l’azienda georgiana, con sede ad Atlanta, chiedeva al cliente potenziale di rilasciare alcuni dati personali su anagrafe e costumi.
Fu così che cominciò a profilare il suo pubblico di riferimento, offrendo sempre qualche vantaggio sugli acquisti successivi.
Si tratta di azioni che spesso vengono messe in atto anche nel marketing odierno. Non più un coupon sui giornali, ma annunci e landing su Google, Facebook e quant’altro.
Dunque, la storia insegna. Chi ritiene che il commercio elettronico sia una moda o un’esigenza legata alla pandemia, quando tutti dovevano restare rinchiusi nelle loro case e i negozi dovevano tenere la saracinesca abbassata, viene smentito dalla evoluzione dei tempi.
Il nuovo Agorà si chiama Internet ed è questo il nuovo luogo in cui si compie la maggior parte delle transazioni commerciali. Se non ci sei, le transazioni se le conducono gli altri.
La tecnologia ha modificato i costumi delle persone. Le cabine telefoniche sono state sostituite dai cellulari, che a loro volta hanno lasciato il passo agli smartphone, ossia a schermi interattivi su cui passiamo ore e ore ogni giorno.
Bisogna prendere atto del cambiamento, se si vuole restare sul mercato. Contrariamente, sarebbe come volere continuare a lavorare con la lira, anche dopo l’avvento dell’euro. C’è qualcosa di diverso a cui è necessario adattarsi.
Essere o non essere presenti online, con un proprio e-commerce o con adeguate azioni di marketing, non è più una scelta. È una necessità.
Nel nuovo Foro Romano siamo messi tutti a confronto di fronte a chi spende i propri soldi per comprare.
Internet è considerato un bacino di offerte infinite, dove è necessario convincere chi acquista a selezionare quella più adatta per lui, sia esso azienda o consumatore finale.
Ma non è finita qui. L’evoluzione dell’intelligenza artificiale aprirà presto nuovi confini al mondo del commercio e nuove battaglie dovranno essere affrontate da ogni imprenditore. Qualsiasi cosa produca o venda.
È la storia dell’uomo che continua il suo cammino inarrestabile. È necessario prenderne atto, per non rimanere fuori dalla storia.
Questa la domanda a cui molte aziende devono dare risposta.
Scopri di più sul "Focus del mese"
Lascia un commento