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Meglio Google ads o Facebook ads?

Esiste un perché scegliere l’uno o l’altro. Oppure Instagram. Ma la risposta non è uguale per tutti i prodotti o per tutte le aziende. Trovi le spiegazioni e le differenze nell’articolo.

Nell’arco delle mie giornate a colloquio con i clienti di evoluzionecommerce (quelli con cui collaboriamo e quelli potenziali) mi trovo spesso a confrontarmi sul tipo di media da scegliere per il marketing, successivo alla realizzazione di un ecommerce.

Mi chiedono: dove devo pubblicizzare i miei prodotti? Meglio Google o Facebook o Instagram?

Ti dico già che alla fine di questo post, se vorrai ulteriori approfondimenti o desideri aggiungere un tuo commento, troverai tutti i riferimenti per scrivermi o contattarmi.

Dunque, quale media scegliere per fare marketing?

Ecco, forse questa non è la domanda migliore, perché Google e i Social sono strumenti idonei per comunicare, ma con logiche completamente differenti tra loro. Per questo anche ciò che ci si deve attendere come risultato può essere estremamente differente da caso a caso.

Tra poco vedremo perché.

Certo, l’obiettivo di tutti gli ecommerce (anche nel b2b) è quello di vendere il più possibile, ricavandone i maggiori vantaggi. Se ne sente una forte esigenza soprattutto da quando calano le vendite nel retail.

Tuttavia non esiste una formula magica o una parola / frase / landing miracolosa che assicuri di conseguire questo risultato.

Per capirci meglio, cominciamo a distinguere con quale spirito e curiosità si approccia il pubblico, quando raccoglie i nostri messaggi su Google o su Facebook.

Possiamo dire che, quando naviga su Google, l’utente è mosso da una esigenza di cui è consapevole. Le persone cliccano Google per informarsi su un’azienda, sui prodotti o servizi presenti sul web e ai quali è interessato.

Voglio comprare un auto? Cerco un concessionario. Voglio farmi spedire a casa un medicinale? Cerco una farmacia. Voglio un parere legale? Cerco un avvocato o uno specifico testo di Legge.

Difatti, le pagine di Google (SERP) appaiono a seguito di una richiesta espressa con una parola chiave o con una frase di ricerca. 

Posso digitare “calzature” o “scarpe dalla suola morbida ed impermeabile”, e Google mi fa apparire i link con le aziende o i prodotti che ritiene più congrui alla mia richiesta.

Dunque Google risponde a una domanda precisa, tanto che in fondo alla SERP ti propone altre opzioni di indagine, per aiutarti ad essere ancora più mirato nelle tue ricerche.

Il pubblico che presenta una richiesta a Google, dunque, è formato da persone che si attendono di ricevere in cambio una soluzione. Spesso anche per acquistare prodotti o confrontarsi sui prezzi.

Non a caso Google ha una sua funzione Shopping, nella quale fa apparire immagini e prezzi di prodotti sui quali cliccare per passare velocemente alla fase di acquisto.

Possiamo dunque dire che, nelle linee generali, Google serve per acquisire clienti che già stanno cercando i tuoi prodotti o servizi. O informazioni su aziende e attività simili alla tua.

Perciò la cronologia è le seguente:

  1. il tuo cliente sente un’esigenza
  2. il tuo cliente chiede a Google una soluzione al suo problema
  3. Google gli restituisce le informazioni che gli servono

Se sei stato bravo a “dialogare” con Google, lui ti premierà segnalando te a quel cliente. Prima di tanti altri. Su come “parlare” a Google, ho già scritto altri post su questo blog.

Tuttavia Google racchiude un’altra importante funzione, che è quella di sottrarre clienti alla tua concorrenza e di impedire che i concorrenti si portino via i tuoi.

Questo genere di attività appare nella sezione Annunci, che trovi all’inizio e alla fine delle SERP. Normalmente viene usata per manifestare e amplificare la tua presenza in rete. Cioè per fare sapere che ci sei. Per non restare nell’anonimato

Nel caso del canale Shopping, non sei tu a scegliere le chiavi di ricerca per le quali apparire. Fa tutto Google sulla base delle indicazioni che tu gli hai dato, costruendo il tuo catalogo online e collegandolo al motore di ricerca.

Tuttavia puoi contenere Google entro diversi raggi di azione, che vanno dalla territorialità ad una maggiore precisione nella scelta degli argomenti, in modo da profilare il più possibile le ricerche e non disperdere il tuo investimento pubblicitario.

Nel caso degli Annunci, invece, sarai tu a decidere per quali chiavi o frasi di ricerca fare apparire la tua azione di marketing.

Ovviamente, entrambi i servizi appena descritti sono a pagamento, mediante un budget giornaliero che tu predisponi e che Google utilizza fino al suo esaurimento.

Ti consiglio, come sempre, di non tentare di fare tutto da solo se non ne hai le competenze. Gli errori si pagano e, quando te ne accorgi, hai già buttato dalla finestra sacchi pieni di euro.

E veniamo a Facebook

Mentre per Google ti ho indicato un tipo di richiesta da parte di un pubblico, che ho definito consapevole, bisogna tenere presente che, al contrario, la maggior parte di chi naviga su Facebook sta pensando a tutt’altro che ad acquistare un prodotto o un servizio.

Anche se non vale per tutti, il pubblico di Facebook è lì per parlare di sé, per curiosare nei fans club, per esprimere idee e commenti, per mettere cuoricini e “mi piace”.

E, mentre sono occupati a fare tutto ciò, tu gli piombi addosso con una sponsorizzata. È negativo questo? A volte sì e a volte no. In ogni caso gli effetti che ne puoi ricavare rispetto a Google sono molto diversi

Bisogna essere coscienti che la maggior parte delle comunicazioni su Facebook, seppure espresse con le opportune strategie e verso un pubblico mirato, interferisce  con persone che nel momento in cui ricevono il tuo messaggio sono interessate a fare tutt’altro. 

Vale la pena ripeterlo.

Se hai profilato bene il pubblico che vuoi conquistare, dunque, colpirai un interesse latente per ciò che proponi, risvegliandolo improvvisamente nella mente dei tuoi potenziali clienti. E qui l’effetto può essere positivo.

Intendo dire che, sebbene non si attenda di ricevere il tuo messaggio, nelle linee generali è interessato a ciò di cui tu gli stai parlando.

Ma se la profilazione è sbagliata, otterrai solo di avere dato fastidio. Effetto negativo da evitare.

Oggi è anche possibile collegare il proprio catalogo di prodotti su Facebook, nel tentativo di raggiungere vendite immediate anche con questo strumento. Tuttavia il social resta molto più adatto per la valorizzazione di un brand e per azioni di retargeting (recupero di pubblico che ha già visitato il tuo sito).

Anche in questo caso i servizi sono a pagamento, quindi se non sei esperto sarebbe bene farti accompagnare da un consulente che sappia ottimizzare strategie e risultati.

E Instagram?

Si tratta di uno strumento piuttosto giovane (nasce il 6 ottobre 2010), anche se già consolidato, perché lui stesso fa parte della famiglia di Mark Zuckerberg, quindi di Facebook.

Rispetto a quest’ultimo Instagram è più emozionale e meno generalista, più alla ricerca di effetti speciali, di contenuti espressi sotto forma di immagini di alta qualità.

Comprendi bene che non può essere adatto per tutte le aziende, prodotti o servizi. Quindi, anche in questo caso, non si tratta di scegliere che cosa è meglio nelle linee generali, ma che cosa è più adatto nella specifica circostanza.

Concludendo, non esiste un “meglio” tra Google, Facebook o Instagram. Prima di tutto esiste un “perché” scegliere l’uno o l’altro. E la risposta non è uguale per tutti.

Con queste poche righe spero di essere stato utile, soprattutto per evitare un perfido dispendio di denaro e facili delusioni.

Il web è molto complesso, perché profondamente scientifico. Tentare di usarlo a casaccio è il peggiore errore che, in questo settore, un imprenditore potrebbe commettere.

"Quanti tuoi clienti comprano online?"

Questa la domanda a cui molte aziende devono dare risposta.

Scopri di più sul "Focus del mese"

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