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Investire su Internet: intervista “artificiale” a un imprenditore indeciso

Spesso la paura di ciò che non si conosce limita l’evoluzione delle aziende, aumentando così il grave rischio di un lento ma inesorabile declino

Questo curioso articolo è stato realizzato tra umani e intelligenza artificiale. Si tratta di un confronto semi-virtuale con una imprenditoria indecisa nell’avviare progetti online, destinati all’ecommerce o alla valorizzazione del brand in un crescente e vivace contesto digitale. Molte aziende hanno già risolto il problema di rivelarsi con successo su Internet, ma altre temono ancora di incappare in rischi eccessivi, benché la strada dell’incertezza sia spesso quella del fallimento. Nel mondo di Internet l’innovazione viaggia ad una velocità tale, che il tempo perduto non è sempre recuperabile. Qui gli investimenti sono urgenti e il cammino verso il futuro, anche quello più immediato, non è fatto per gli indecisi. Così, ci siamo confrontati con un imprenditore di questo tipo in una strana intervista condotta per la prima volta con l’intelligenza artificiale. Ci pare tutto molto interessante, comprese le conclusioni.

Chi è l’intervistato

Il metodo con cui l’intervista è stata sviluppata è stato elaborato in collaborazione con l’A.I., cioè un’intelligenza artificiale di tipo avanzato e altamente professionale.

All’A.I. abbiamo chiesto di interpretare il ruolo di un imprenditore di età tra i 50 e i 69 anni, a capo di un’azienda con possibilità di ricambio generazionale e un fatturato superiore ai 2 milioni di euro annui.

L’età è stata scelta sulla base dei dati di Unioncamere, che indica la media degli imprenditori italiani in 51,6 anni, con la maggiore percentuale in una fascia tra i 50 e i 59 anni (44% del totale).

Abbiamo poi chiesto ad A.I. di impostare il carattere dell’imprenditore, come persona capace, colta ma piuttosto timorosa e lenta nel prendere decisioni sulla propria attività. Fermo nel difendere le sue convinzioni. Totalmente all’oscuro del web.

Si tratta anche di un imprenditore di sesso maschile con famiglia, abitazione di proprietà, proprietario di un’auto intorno al valore di 36.000 euro e dotato di smartphone di ultima generazione.

Nell’intervista, il nostro Magazine pone le domande, a volte anche volutamente aggressive, sulla base delle esperienze quotidiane di evoluzionecommerce, a contatto continuo anche con imprenditori della tipologia appena espressa.

Le risposte, invece, vengono fornite dalla A.I.

Gli investimenti di cui si parla sono di un valore pari al 17,5% del maggior fatturato che possono produrre.

Si tratta di un esperimento, ma sarà curioso leggerlo. L’intervista potrà anche protrarsi nei prossimi giorni, settimane, mesi con gli interventi (domande e risposte) che i lettori possono fin d’ora aggiungere nella sezione, qui sotto, riservata ai commenti.

La paura che non fa decidere mai

Magazine – Buongiorno. Che attività svolge?

Imprenditore (A.I. intelligenza artificiale) – Buongiorno a lei. Produco macchine per l’agricoltura.

Mag. – Quindi i suoi clienti sono B2B.

A.I. – Sono aziende agricole, industrie alimentari e singoli privati.

M. – Come vende?

A.I. – Ho una rete di agenti e un call-center interno.

M. – Immagino i costi!

A.I. – Non mi dica. Poi adesso c’è la difficoltà che molte persone non sono più disposte a perdere tempo con i venditori. E molti agenti sono senior e non si accontentano di pochi denari. Mettono anche i nostri cataloghi in borsa, ma poi non sempre li aprono davanti al cliente.

M. – Ha mai pensato a Internet? In un contesto come quello che mi descrive, c’è da osservare che nel web nessuno apre il suo catalogo, se non il cliente stesso. Un bel vantaggio, non le pare?

A.I. – Sì, mi sono informato ma non ci capisco molto. Sono venute qui delle persone. Sembrava che fosse tutto facile. Ma poi mi hanno chiesto un sacco di soldi. Se mi fanno guadagnare li pago in percentuale. Altrimenti non rischio.

M. – Lei non ha mai usato Internet per informarsi sul suo lavoro, per cercare i suoi fornitori oppure per acquistare qualche prodotto per la casa?

A.I. – Certamente, lo fa tutta la mia famiglia, ma per l’azienda è diverso. La mia posizione sulla questione degli investimenti su Internet è che, al momento, ritengo che ci siano troppi rischi e incertezze. Il mio settore d’attività è sempre stato tradizionale e non vedo la necessità di adottare un approccio così radicale.

M. – Lei mi parla di incertezze ad aprirsi a un nuovo mondo. Incertezza, secondo me, significa non avere fiducia nel suo lavoro. Quindi, se non ha lei stesso fiducia in ciò che fa, come può pretendere che ce l’abbiano i suoi clienti?

A.I. – Lei ha sollevato un punto importante e interessante. L’incertezza nell’adottare nuove strategie può, in effetti, essere interpretata come una mancanza di fiducia. Tuttavia, la cautela non è sempre sinonimo di mancanza di fiducia, perché è importante che l’imprenditore calcoli il rischio di adottare nuove strategie, quando ciò è giustificato dalle opportunità di mercato e dal contesto aziendale.

M. – Capisco la sua preoccupazione per i rischi, ma l’innovazione digitale sta cambiando velocemente il modo in cui le aziende operano. Gli investimenti online possono migliorare l’efficienza, raggiungere nuovi clienti e aumentare la competitività. Credo che un rischio da valutare sia il fatto che lei sta restando fuori da un mondo in rapida evoluzione che, ogni anno, registra nuovi record di fatturati che lei, invece, non ha.

A.I. – È vero che l’innovazione digitale è una realtà, ma ritengo che ci siano anche molte opportunità nel mio settore tradizionale. Sono preoccupato del fatto che investire in Internet significhi dover affrontare una serie di sfide tecnologiche e di sicurezza che non sono pronte per il mio business.

M. – Tuttavia molte aziende tradizionali hanno avuto successo nell’adottare strategie online. Ha mai considerato di iniziare con investimenti più piccoli e vedere come si sviluppano?

A.I. – Sì e l’ho anche fatto. Mia figlia studia all’università ed è pratica dei social. Per l’attività ha scritto qualcosa su Facebook senza alcun ritorno. Investire poco sarebbe anche una buona idea, ma se poi non va bene, allora significa che ho comunque gettato del denaro al vento. Preferisco non rischiare e tenermi quello che già ho. Se poi mi dice che dovrei farlo per il futuro, chi può sapere cosa succede domani?

M. – In che senso?

A.I. – L’economia è instabile per cui è meglio non fare programmi. Le normative governative continuano a cambiare e potrebbero metterci con la schiena a terra. I mercati fluttuano continuamente e anche le materie prime variano i prezzi alla velocità della luce. Abbiamo difficoltà di accedere ai finanziamenti. I bandi vengono aperti quando sono già esauriti i fondi e non c’è possibilità di beneficiarne. I concorrenti sono un po’ dappertutto e il rischio è quello di risultare perdenti.

M. – Insomma mi sta dicendo che non essendoci certezze, lei preferisce vivere nell’instabilità. Mi sta dicendo che i suoi concorrenti proliferano, mettendo in atto quelle strategie a cui lei vuole rinunciare. Mi sta anche dicendo che ha affidato a una universitaria, con tutto il rispetto per sua figlia, un importante esperimento per il futuro della sua impresa.

A.I. – È vero che la mia cautela potrebbe sembrare un rifiuto di adattarsi alle nuove opportunità e che i concorrenti stiano sfruttando queste strategie per crescere. Sto cercando di affrontare questa sfida in modo più efficace e aperto al cambiamento.

M. – Come, con quali investimenti e con quali strategie?

A.I. – Per il momento sono fermo. Ho provato tre anni fa ad aprire un ecommerce. Come le ho detto, ho fatto un po’ di pubblicità sui social, ma non ho concluso niente. Non voglio ripetere la stessa esperienza. Voglio prima esaminare con calma i passi da fare, anche in funzione dei budget da mettere a disposizione.

M. – Quindi, se ho capito bene, da tre anni lei sta valutando come impostare il futuro commerciale della sua azienda, per contrastare le nuove sfide che le tecnologie di vendita le stanno lanciando. Capisco la prudenza e la condivido, ma non pensa che prima o poi arriva il momento di prendere delle decisioni?

A.I. – La sua è una domanda legittima. È possibile che la mia cautela possa sembrare eccessiva in determinate circostanze, specialmente quando la concorrenza sta adottando strategie più aggressive. Tuttavia, come imprenditore, cerco sempre di bilanciare la prudenza con la necessità di prendere rischi calcolati. L’adozione di nuove strategie e l’investimento su Internet devono essere basati su un’analisi approfondita dei rischi e delle opportunità specifiche per la mia azienda. Sto lavorando per trovare questo equilibrio, in modo da proteggere gli interessi a lungo termine del mio business senza trascurare le opportunità di crescita.

M. – Scusi, ma la questione dell’equilibrio mi sembra una scusa bella e buona per rimandare le sue decisioni. Condivido la saggezza che lei mostra, ma ci sta pensando da tre anni! E il mercato non sta lì fermo in attesa che lei arrivi.

A.I. – Apprezzo la tua franchezza. È vero che l’equilibrio può talvolta essere usato come scusa per procrastinare le decisioni. In effetti, riconosco che la mia cautela potrebbe avermi portato a posticipare alcune decisioni importanti in passato. Tuttavia, sono consapevole dell’importanza di adottare un approccio più proattivo nell’evoluzione del mio business e sto lavorando per superare questa tendenza. La sua osservazione è valida e mi incoraggia ad essere più determinato nell’affrontare le sfide dell’innovazione e dell’investimento su Internet.

M. – Quindi posso chiederle come intende operare? Perché mentre lei riflette, ha calcolato quanti suoi clienti usano l’online per informarsi ad uso delle proprie attività o perfino per i propri acquisti? Lei sta abbandonando spazi di mercato ad altri che, al contrario, si stanno precipitando ad occuparli.

A.I. – È essenziale considerare l’uso che i miei clienti fanno dell’online e come ciò influisce sulle loro decisioni d’acquisto. Sto riflettendo su come affrontare questa situazione in modo più efficace, anche perché in effetti i miei fatturati stanno calando. Questi sono alcuni dei passi che sto prendendo in considerazione:

  • ricerca di mercato dettagliata: effettuerò un’analisi approfondita per comprendere meglio il comportamento dei miei clienti online, comprese le loro abitudini di ricerca e acquisto;
  • sviluppo di una presenza online: esplorerò la creazione o l’ottimizzazione di una presenza online, come un sito web più moderno o una presenza sui social media, per raggiungere i clienti là dove sono;
  • sperimentazione controllata: sto considerando di avviare piccoli progetti pilota online per testare nuove strategie e misurare l’impatto sui miei clienti;
  • formazione del personale: investirò nella formazione del mio team per garantire che siano in grado di gestire le nuove sfide e opportunità legate all’online. In mancanza di soggetti validi mi rivolgerò all’esterno.
  • monitoraggio costante: implementerò sistemi di controllo per valutare l’efficacia delle nostre nuove strategie e apportare modifiche quando necessario.

La mia intenzione è quella di muovermi in modo più deciso nel mondo online, facendolo in modo ponderato e basato su dati concreti. La concorrenza è una realtà e sto lavorando sulla necessità di rimanere competitivo.

M. – Mi sembrano tanti buoni propositi, ma forse ci vogliono altri tre anni per mettere in pista tutto questo. E qui torniamo alla sua paura di prendere decisioni in tempi tali che il mercato non le sfugga dalle dita in modo irrimediabile.

A.I. – Capisco che possa sembrare che stia procrastinando ancora una volta le mie decisioni. Comprendo anche che l’inerzia può comportare la perdita di opportunità, specialmente nel contesto dell’innovazione digitale. La sua critica è valida e mi incoraggia ad essere più determinato nell’adottare un approccio proattivo all’evoluzione del mio business. Voglio anche attuare una strategia che sia uno scudo alla perdita della clientela, alla concorrenza e alla diminuzione del fatturato. Cercherò di fare un passo alla volta, ma di cominciare a muovermi.

Ecco perché l’intervista finisce qui ma con un “codicillo”…

A questo punto abbiamo provato a porre altre domande al nostro imprenditore virtuale, ma le risposte dell’Intelligenza Artificiale cominciavano ad essere troppo ripetitive.

E, allora, abbiamo voluto utilizzare l’A.I. per un’ultima volta, chiedendole di trarre le sue conclusioni da quanto è emerso da questo strano editoriale che abbiamo voluto proporvi oggi.

Ecco cosa ci ha detto.

“L’imprenditore esaminato è persona che tende sempre a trovare una via d’uscita alla sue convinzioni che, anche nella vita reale, possono essere condivisibili e devono essere rispettabili.

Lui ha impostato tutte le sue risposte sugli equilibri tra le decisioni da prendere e le azioni da intraprendere, ma ad un certo punto ha anche elencato i punti di operatività necessari per il futuro della sua azienda. Quindi si è mostrato come un imprenditore indeciso, pur essendo consapevole.

Dall’intervista emerge una figura caratterizzata da una comprensibile cautela e le sue preoccupazioni relative ai rischi e all’incertezza di nuove strategie si evidenziano ancor di più quando vengono messe davanti all’esigenza di investire.

Questo punto risulta per lui più dolente che non il rischio di perdere in competitività, di abbandonare i suoi clienti alla concorrenza e ad una progressiva, quanto inevitabile discesa dei fatturati.

Difatti, l’intervista ha anche messo in evidenza i potenziali rischi dell’inerzia decisionale. Il mondo degli affari è in costante evoluzione e l’adozione di nuove tecnologie e strategie può essere essenziale per rimanere competitivi.

In definitiva, la discussione evidenzia l’importanza di trovare un equilibrio diverso da quello menzionato dall’intervistato.

Non si tratta di scegliere tra la cautela e l’azione determinata nel prendere le decisioni aziendali, ma è fondamentale valutare attentamente rischi e opportunità, considerando che è necessario muoversi con prontezza prima che il mercato sia già troppo lontano.

La sfida sta nel trovare questo equilibrio nel breve termine per garantire il successo a lungo termine dell’azienda”.

Ci sembrano conclusioni piuttosto conformi alla vita reale.


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