I dati sono necessari per vendere online e per migliorare il proprio brand positioning. Vanno interpretati per non commettere errori.
Un luogo comune è quello di identificare internet come la più grande enciclopedia mai esistita al mondo.
La domanda è: le aziende che intendono affermarsi sul web con un proprio sito o un proprio e-commerce come possono sfruttare questa enciclopedia?
Cerchiamo di trovare insieme delle risposte concrete.
Innanzitutto è verissimo che su internet puoi trovare approfondimenti, precisazioni, definizioni per qualsiasi tipo di argomento. Tuttavia è anche vero che c’è molta fuffa ed è abbastanza difficile discernere il bello dal brutto, il buono dal cattivo, il vero dal falso.
Ma tutto questo ha poco a che fare con le opportunità che internet offre alle aziende e ai liberi professionisti, per promuovere la loro attività, il loro brand e di creare nuovi fatturati online.
La verità è che internet è davvero la più grande enciclopedia al mondo, ma non soltanto di ciò che si può leggere e vedere. Internet nasconde una quantità iperbolica di informazioni non visibili, che sono invece la linfa per chi vuol fare business online.
Sia proponendosi verso il consumatore finale, sia intrattenendo rapporti commerciali con aziende terze (produttori B2B, distributori e grossisti).
Prima di entrare nel vivo di questo tipo di informazioni, voglio riportare una esperienza personale, che ho vissuto qualche anno fa durante un mio viaggio di lavoro in Kuwait.
Sull’aereo di ritorno, seduto al mio fianco, c’era un giovane informatico tedesco che era diretto, come me, a Francoforte.
Io ci andavo per una fiera, lui perché risiede in quella città e ci lavora.
Parlando del più e del meno, vengo a sapere che la sua attività consiste nella raccolta di dati per una nota azienda alimentare americana. Il suo mestiere era quello del segugio informatico.
Sostanzialmente raccoglieva i dati nascosti ed invisibili, ma in pancia al web, e selezionava quelli che erano più utili al suo cliente.
Che tipo di selezione?
Abitudini, costumi, interessi di coloro ai quali gli americani avrebbero potuto proporre online i propri prodotti alimentari.
Altro che privacy!
Quel giovane informatico mi spiegava che, a seconda della profilazione di un pubblico potenzialmente interessato ad acquistare cibo online, gli americani preparavano offerte ad hoc per conquistare e acquisire nuovi clienti.
Peraltro utilizzavano le informazioni raccolte online, per migliorare anche la loro capacità di vendita offline.
Tutto ciò avviene ancora oggi grazie a milioni e milioni di dati invisibili ai più, ma recuperabili attraverso appositi software di analisi e statistica dei mercati.
Certamente a chiunque è capitato di cercare informazioni su internet, relative a un determinato prodotto o servizio. Ebbene, il passo successivo non è stato forse quello di venire inseguiti da quel prodotto o servizio (oppure da altri prodotti o servizi correlati) ogni volta che ci siamo collegati alla rete?
Sembra una magia, ma non lo è.
Difatti, ogni volta che noi ci muoviamo su internet, lasciamo una serie di informazioni che possono essere utili a chi ci vuole vendere qualcosa o a chi vuole raccontarci la sua attività.
Faccio un esempio banale. Voglio comprare un’auto e navigo sul web per cercare informazioni su questo o quel modello.
In quel momento io dimostro il mio interesse non solo per le automobili, ma ancor più per la tipologia di classe che vorrei acquistare.
Dunque è diverso se la mia consultazione vola su modelli di alta gamma o su semplici utilitarie. È molto probabile che, sulla base delle mie interrogazioni, io possa rivelare a internet se sono un soggetto alto spendente o meno.
Queste sono informazioni occulte che noi lasciamo a disposizione di un bravo analista, il quale poi dovrà interpretarle (se è bravo, ne è anche capace) per poi utilizzarle a favore di altri venditori d’auto o anche di altre tipologie di prodotti.
Per completare l’esempio di cui sto parlando, se risulto essere un soggetto alto spendente potrei essere interessato anche a profumi di nicchia, a gioielli, ad orologi preziosi, al caviale e allo champagne.
Dunque, chi dovesse risultare un potenziale cliente di chi vende automobili di gamma top, potrebbe essere considerato di giusto profilo per acquistare anche altri prodotti nel settore del lusso ed essere così raggiunto da opportune campagne di marketing.
Ovviamente c’è anche il rovescio della medaglia.
Difatti io avrei potuto navigare sul sito di auto di lusso, non perché sia realmente interessato ad acquistarne una, ma soltanto per capire quanto ha speso il mio vicino di casa che si è comprato l’ammiraglia della BMW o della Mercedes.
Dunque, in un caso come questo, una errata valutazione sulla informazione occulta rilasciata sul web potrebbe creare danni.
Chi analizza il dato del mio comportamento su internet potrebbe essere tratto in inganno. Difatti, verrebbero veicolati verso di me messaggi pubblicitari per prodotti o servizi che non avrei interesse ad acquistare.
Qui entra in gioco l’abilità e l’esperienza di chi realizza questo genere di report che, lo ripeto, sono indispensabili per le aziende che vogliono affermarsi sul web. Bisogna sapere incrociare tutti i dati disponibili.
Difatti, come certamente sai, per avere successo su internet è necessaria la comunicazione attraverso tutti quei media che il web mette a disposizione, da Google a Facebook, a tutti gli altri social che sono disponibili.
E, siccome ogni comunicazione ha un costo, è bene non veicolare messaggi “sparati” a caso nel mucchio verso persone non interessate al prodotto o servizio che si vuole promuovere.
Quindi, è necessario profilare accuratamente e con precisione i destinatari di cui si vuole attirare l’attenzione.
I dati invisibili di internet vengono a soccorso di questo scopo, soltanto se la loro individuazione e successiva interpretazione viene realizzata in modo corretto e altamente qualificato.
In relazione alle ricerche che gli utenti fanno, come ho detto in precedenza, ci sono milioni di dati utili che le aziende possono utilizzare a loro beneficio.
Un altro dato, per fare un esempio, è quello relativo alle chiavi di ricerca. Non si tratta solo di parole-chiave, ma anche delle stringhe di ricerca che oggi sono molto più utilizzate.
I dati invisibili di internet ci mettono nella condizione di stabilire quali tra queste sono le più utili ed economiche per gli scopi commerciali o di popolarità che un’azienda vuole raggiungere.
Frequenze, volumi, costi e capacità di conversione sono tutti elementi che è necessario conoscere e valutare prima di avviare una qualsiasi operazione di marketing a supporto delle vendite o del proprio brand online.
Possiamo capire con quali contenuti testuali o di immagini attirare il potenziale cliente. Possiamo conoscere con una certa precisione dove, quando e quante volte sia necessario mostrarsi per coinvolgerlo in un acquisto o per instaurare con lui una relazione profittevole.
Difatti, potremmo scoprire che il nostro potenziale cliente è attivo su internet soltanto nel weekend, oppure la notte, oppure che usa Instagram e non Google per informarsi.
In casi come questi, diventerebbe del tutto inutile sprecare risorse finanziarie in campagne di marketing che appaiono dal lunedì al venerdì, di giorno oppure su Facebook.
È in questo modo che si minimizzano i costi e si massimizza il ritorno sugli investimenti (ROI).
Non mi stancherò mai di ripeterlo: è un risultato che può essere raggiunto soltanto con un’accurata introspezione dei dati invisibili che ciascuno di noi lascia quando naviga su internet.
Un ultimo esempio lo voglio fare sulla concorrenza e sull’analisi dei dati invisibili che consentono di essere più efficaci con la propria presenza aziendale sul web.
Sono molte le aziende che puntano diritte ad apparire sulla prima pagina del motore di ricerca. Parlano di SEO e sono convinte che questo termine, usato spesso a sproposito, sia la soluzione a tutti i mali del mondo online.
Sulla SEO tornerò in uno dei prossimi post. Tutti parlano di SEO in modo approssimativo, soprattutto le web agency. Tuttavia gli specialisti della SEO sono molto rari e una SEO, che sia veramente efficace, è anche molto costosa.
La SEO consente un miglioramento organico del proprio posizionamento sul motore di ricerca, ma perché abbia effetto ci vuole tempo e preventiva analisi proprio di quei dati nascosti di cui sto parlando in questo post.
Perché è necessario partire da questa tipologia di dati?
Semplicemente perché non è sufficiente essere in testa alle SERP di Google, ma bisogna esserci solo ed esclusivamente per quel tipo di ricerche che possono favorire la conversione di una visita (al sito o all’e-commerce) in un contatto o in un acquisto.
Se andiamo ad analizzare il posizionamento di una marea di aziende italiane, ci accorgiamo che molto spesso la loro “classifica” è migliore di tante altre aziende che si promuovono con i medesimi contenuti o parole-chiave, ma che in realtà non sono affatto dei concorrenti reali.
Ciò accade piuttosto frequentemente e la responsabilità è da attribuire ad un errato posizionamento.
Te ne accorgi quando fai una ricerca su Google e, in prima pagina, ti appaiono delle “sponsorizzate” (denominate “annunci”) che nulla hanno a che vedere con quello che tu stai cercando. Purtroppo è molto comune che ciò avvenga.
Vale a dire che se io vendo materassi e mi trovo in concorrenza con chi produce letti, è molto probabile che sto andando a promuovere il mio prodotto presso un pubblico che non è quello di mio interesse.
Sto utilizzando punti di riferimento sbagliati.
Dunque, sarò in testa alle pagine di Google ma per una ricerca errata, che non mi porta benefici. Di fatto, non mi serve essere lì e, se ho speso per arrivarci, ho gettato denaro senza alcuna possibilità di ritorno.
Ecco, ho voluto dare solo una piccolissima rappresentazione relativa ai dati invisibili di internet. Ci sarebbe da scrivere libri su questo argomento.
In ogni caso non c’è da spaventarsi. L’ampiezza delle informazioni a disposizione è tale che, se bene elaborate, diventa il partner ideale per lo sviluppo di un’azienda sul web.
E, siccome sono davvero pochi gli imprenditori attenti a questa straordinaria potenzialità di internet, diventa un vantaggio per chi ne coglie l’importanza.
Ecco perché il fai-da-te non funziona; ecco perché alcuni e-commerce vendono ed altri no; ecco perché ci sono siti che producono contatti profilati ed altri semplici visite senza ritorni economici; ecco perché alcune pubblicità su Facebook ricevono tanti cuoricini mentre altre producono vendite.
Questa la domanda a cui molte aziende devono dare risposta.
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