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Ecommerce in Italia: come approfittare delle statistiche

Con l’ausilio di alcuni portali di analisi commentiamo alcuni interessanti dati statistici al solo scopo di utilizzarli per migliorare il settore delle vendite online.

I numeri non sono fini a se stessi, quindi cerchiamo di trarne un vantaggio concreto.

Come ho più volte scritto su questo blog, il commercio online in Italia è in forte crescita. Per molti aprire un ecommerce è un sogno, mentre per altri il sogno è quello di farlo funzionare bene.

Con l’ausilio di alcuni portali di analisi ho voluto raccogliere alcuni interessanti dati statistici al solo scopo di utilizzarli per una migliore operatività.

Vediamo, allora, di presentarli raggruppandoli sotto macro-categorie pratiche.


i costi pubblicitari possono essere ridotti

Nel mondo, gli acquisti online vengono prodotti principalmente mediante una ricerca organica (40%). Le ricerche a pagamento sono scese fortemente, attestandosi intorno al 6% (Fonte Semrush).

Questo è un dato che potrebbe sorprendere chi si sta affannando a predisporre budget crescenti per il marketing.

In realtà un po’ di marketing fa bene, soprattutto in fase di avvio, ma un ecommerce deve essere costruito per camminare con le proprie gambe.

In Italia molti ecommerce hanno bisogno di spendere molto denaro in pubblicità, perché sono stati realizzati con il puro scopo di mettere online un catalogo, senza prima avere analizzato azienda, prodotto, mercato, concorrenza e buyer persona.

Il rimedio alle mancate vendite, dunque, è uno svenamento pubblicitario

Una testimonianza viene da Amazon che spinge sul suo circuito pubblicitario i fornitori a marchio proprio. Difatti, sul marketplace è impossibile impostare una strategia vincente e differenziante.

Nessuna strategia vuol dire alti costi nel marketing. 

Difatti, le frasi utilizzate per farsi riconoscere, in Italia, sono del tutto generaliste: “Sito Ufficiale”, “Scopri”, “Acquista online”. Si tratta di slogan dietro cui non sembra nascondersi alcun progetto.

Nell’ordine, i Paesi in cui il traffico organico è prevalente sono Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia e India.

Si tratta di Paesi molto più avanti di noi nel commercio online, con molta più esperienza. Quindi, sono queste le orme che dobbiamo seguire. 

Dobbiamo costruire ecommerce che sappiano apprezzarsi organicamente per aumentare le vendite, pur diminuendo i costi del marketing.


il rapporto con il pubblico

In un prossimo articolo di evoluzionecommerce dedicherò particolare attenzione alla politica dei resi.

Qui parliamo di statistiche, quindi il dato che voglio evidenziare è che la maggior parte dei reclami di chi acquista online deriva dai tempi di consegna, dai difetti tecnici e dal fatto che spesso gli articoli risultano danneggiati (Fonte Ecommercenews).

Considerando questo dato, è incomprensibile come siano ancora innumerevoli gli ecommerce italiani che trascurino la customer experience, dando per scontati percorsi di vendita, che ricalcano i sistemi tradizionali invece che quelli online.

Si tratta di due mondi paralleli ma profondamente differenti.

Ricordiamoci sempre che sul web non esiste quel contatto fisico, che permette di avere rassicurazioni e chiarimenti in tempo reale, elementi essenziali per vendere.

Visitando diversi ecommerce italiani vedo che il principale strumento di convincimento all’acquisto sembra essere lo sconto (Secondo Semrush lo sconto più popolare è quello del 50%).

Come ho più volte scritto, la battaglia del prezzo non è mai vincente, perché deprime la marginalità e il brand. Inoltre abitua il cliente a non fidelizzarsi.

Dobbiamo invece tenere presente che:

  • L’ 81% degli acquirenti, prima di acquistare, fa approfondite ricerche online (Fonte Social Media Today). Dunque, la comunicazione e i contenuti devono essere quanto mai semplici ma completi.
  • Il 56% delle persone che acquistano nei negozi ha precedentemente fatto ricerche online sui prodotti che vuole comprare (Fonte Hosting Facts). Dunque, è nella fase di ricerca e di attenzione sull’elemento caratterizzante che si combatte la concorrenza. Ancora una volta il vantaggio è sull’affermazione del brand.
  • Il 71% di chi acquista online, lo fa perché ritiene che sia per lui più conveniente di un acquisto con metodi tradizionali. Questo anche nel b2b. (Fonte Media Lounge). Dunque, il fatto di rappresentare la convenienza con il miglior prezzo non solo è banale, ma non caratterizza un ecommerce rispetto ad un altro. Certamente non fidelizza il cliente.
  • Nel mondo, il tempo-medio che le persone dedicano agli acquisti online è pari a 5 ore settimanali (Fonte Hosting Facts). Dunque ogni persona dedica al web molto spazio della propria vita. Per questo, il potenziale cliente va trattato con il dovuto rispetto. Anche in termini di risorse finanziarie dedicate al proprio negozio online. Fin dalla fase della sua costruzione. Se offri un’esperienza di acquisto scadente, non solo non venderai ma avrai perso per sempre il tuo potenziale cliente.
  • Globalmente il 60% degli acquisti online avviene su ecommerce proprietari, lasciando al 40% i marketplace, fra cui Amazon e Ebay (Fonte Hosting Facts). Dunque la scelta di allestire un proprio ecommerce e di non vendere i propri prodotti su Amazon viene considerata premiante dalla maggioranza dei produttori. Meglio tenerne conto, quando si decide di vendere online.
  • In termini di fatturato prodotto, gli uomini hanno generato vendite di valore superiore a quelle delle donne per circa un 28% (Fonte Big Commerce). Dunque, anche il linguaggio di contenuti e comunicazione deve tenere conto di questo dato. Ovviamente ci sono prodotti più indirizzati verso il sesso maschile, piuttosto che verso quello femminile. E viceversa.
  • Le famiglie con figli spendono online molto di più dei genitori senza prole (Fonte Big Commerce). Dunque, la costruzione di un ecommerce dedicato a prodotti per famiglie deve caratterizzare le sue strategie a seconda della diversa tipologia del suo buyer persona (non tutte le famiglie si comportano alla stessa maniera). Si potrà così ottimizzare il rapporto con la clientela potenziale e le conseguenti conversioni in vendite.
  • Due acquirenti su 5 trovano utile, per i loro acquisti online, avere la disponibilità di un chatbot (finestra di dialogo), che simuli il rapporto con un essere umano (Fonte Forbes). Dunque, non è bene limitare questo dato al solo aspetto grafico, ma è necessario valutare tutte le possibilità che un ecommerce ha per stimolare un rapporto emotivo.
  • Il 75% delle testimonianze sui singoli prodotti riporta un indice di gradimento a 5 stelle (Fonte Social Media Today). Dunque, il problema delle false testimonianze si fa sempre più rilevante. Gli acquirenti lo hanno capito. Le testimonianze sono utilissime per la vendita, tuttavia vanno costruite affinché siano credibili.
  • L’89% dei carrelli abbandonati è causato da una scarsa affidabilità sul servizio offerto (Fonte Social Media Today). Dunque, un servizio può essere ottimale, ma se non viene comunicato correttamente rischia di lasciare per strada fatturati anche considerevoli.
  • Un 66% dei carrelli abbandonati è determinato dai costi di spedizione troppo alti (Fonte Hosting Facts). Dunque, nelle linee generali il problema dei carrelli abbandonati va esaminato e risolto in tempi brevi. Prima ancora di mettere in campo azioni di recupero dei carrelli abbandonati, bisogna eliminare tutti gli ostacoli di percorso verso la cassa.
  • Entro il 2026 le nuove generazioni avranno necessità di acquistare grazie ad una accessibilità immediata e a consegne nelle 24 ore (Fonte Criteo). Dunque, il 2026 è alle porte. Non ha senso costruire oggi un ecommerce che non tenga in conto le esigenze anche degli acquirenti di domani.

Come è facile comprendere, una attenta lettura dei dati statistici può e deve migliorare il funzionamento di un negozio online.

Ovviamente si tratta di azioni che ogni proprietario di ecommerce deve compiere avendo al suo fianco chi sia in grado di interpretarle e metterle in atto con successo.

Difatti, i dati statistici riportati e i relativi commenti che ho voluto sottolineare per ognuno di essi stanno ad indicare una sola cosa: un ecommerce deve essere costruito a seguito di opportune strategie di attacco al mercato, di proposta verso il consumatore e di proiezione al futuro.

Al contrario, purtroppo sono ancora molti gli imprenditori che costruiscono il proprio ecommerce sulla base del costo che viene preventivato per realizzarlo.

Poi si lamentano perché l’ecommerce non vende. Tuttavia non è colpa loro, ma della mancanza di una corretta informazione su come funziona il mondo delle vendite online.

Continuiamo ad analizzare altre statistiche.


le immagini e i contenuti testuali

Secondo l’indagine di E Fundamentals, il 70% di chi acquista online prima di procedere al carrello ingrandisce le immagini del prodotto. Una identica percentuale di consumatori richiede anche più immagini dello stesso prodotto.

Lo so che la produzione di immagini ottimali per la vendita online presenta un impegno, sia in termini di costi (set fotografico) sia in termini di tempo. 

È tuttavia fondamentale un lavoro approfondito sulle immagini che soddisfino appieno l’esigenza di chiarezza espressa da chi acquista.

Sinceramente, mi metto le mani tra i capelli (ormai molto pochi!) quando navigo per gli ecommerce italiani. Troppo spesso vedo una cozzaglia di prodotti, mal rappresentati dalle immagini e dai contenuti, tra cui è difficile orientarsi.

Difatti, anche le descrizioni e le schede-prodotto sono carenti di informazioni, oppure scritte con un copia-incolla da altri siti.

Tutto questo, non solo genera sfiducia in chi acquista, ma viene anche fortemente penalizzato da Google nella possibilità di crescita organica.

Anche le immagini e i contenuti testuali vanno studiati prima di scrivere una sola riga di codice di un ecommerce.

Bene, ci sarebbe ancora molto da esaminare sui dati statistici. Ce ne sono a milioni, soprattutto relativi all’utilizzo degli smartphone per gli acquisti online.

"Quanti tuoi clienti comprano online?"

Questa la domanda a cui molte aziende devono dare risposta.

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