L’esperienza di evoluzionecommerce nella costruzione dei primi negozi online parte dai primi Anni 90. In quegli anni fu l’Università di Pisa a lanciare i primi corsi per sviluppatori. Più gli ecommerce erano ricchi di funzioni e più ci sentivamo soddisfatti del nostro lavoro. Adesso è cambiato tutto. Non è più così. Vince la semplicità, ma […]
L’esperienza di evoluzionecommerce nella costruzione dei primi negozi online parte dai primi Anni 90. In quegli anni fu l’Università di Pisa a lanciare i primi corsi per sviluppatori. Più gli ecommerce erano ricchi di funzioni e più ci sentivamo soddisfatti del nostro lavoro.
I tempi sono cambiati. Allora non tutti sapevano che cosa fosse e a cosa servisse una email. Tutto sul web sembrava stupefacente. Al contrario oggi molti non sanno più usare il fax, ma con lo smartphone se la cavano benissimo.
Tutto questo comporta che il mondo si è trasferito e che la vita reale si confonde con quella virtuale al punto che diventa difficile distinguere l’una dall’altra.
Per un’attività farsi riconoscere online, dunque, diventa un problema e lo è ancor più se si tratta di un’attività di vendita.
Oggi la maggior parte delle web agency “aggredisce” gli imprenditori con proposte fantasmagoriche e promesse da capogiro.
La realtà dimostra invece che la politica dei piccoli passi è quella premiante. Peraltro è quella che fa risparmiare su inutili investimenti e preserva da pericolosi voli pindarici.
Partire in economia, pensando a come raggiungere il traguardo successivo, è il percorso che evoluzionecommerce consiglia generalmente ai propri clienti.
Analizziamo il mercato, scoviamo chi sono le nostre buyer persona, concordiamo le prime strategie e iniziamo a comunicare con la massima semplicità.
Questo vale sia per chi ha già un ecommerce (che tuttavia non gli retrocede le soddisfazioni attese), sia per chi ne vuole aprire uno nuovo.
Il risparmio si ottiene nel non disperdere denaro in operazioni inopportune, oppure troppo in anticipo rispetto alle dimensioni delle vendite nel primo periodo.
Come sempre diciamo, non è il costo di un ecommerce ciò che deve preoccupare, ma la sua gestione nel presente e nel tempo, in affiancamento a chi abbia la consapevolezza del terreno su cui ci si sta muovendo: il tuo consulente.
Il secondo passo sarà dunque quello di crescere, ma va spiegato cosa si intende per crescita.
Quando un ecommerce è online, non si è ancora neppure acceso il semaforo verde delle vendite.
Prendendo ad esempio le gare di Formula 1, un ecommerce online è come una vettura ancora ai box. Vanno monitorati i primi test, aggiornati i contenuti, messe a punto le strategie di vendita. In una parola va migliorato il servizio.
Arrivano le prime vendite ma ci si trova davanti anche ai primi resoconti sui costi per l’acquisizione del cliente. Nulla è stato lasciato al caso, ma poi ci si potrebbe accorgere che le conversioni delle visite in vendite non siano proprio quelle previste.
La macchina va riportata ai box, messa a punto prima che si fermi lungo il percorso di gara o, ancor peggio, si vada a schiantare alla prima curva.
Un ecommerce va seguito giorno per giorno, soprattutto quando è ai primi passi. Il web, attraverso gli strumenti che ci mette a disposizione, ci fornisce una infinità di dati, che vanno analizzati e che saranno la linfa delle nostre vendite.
Se da una parte è assolutamente vero che oggi non si può pensare ad una proiezione futura di qualsiasi vendita senza supportarla con una presenza online, d’altra parte è altrettanto vero che un ecommerce ha necessità di essere esso stesso supportato da una valida organizzazione aziendale.
Difatti, coloro che non sono in grado di riadattare la propria attività per vendere online è meglio che non tentino neppure di presentarsi in questo genere di mercato.
L’opportunità di un ecommerce va valutata prima non dopo, quando ormai è tardi. Anche a questo serve la figura di un bravo consulente.
Certo, secondo le previsioni dell’Università Politecnico di Milano, il 2019 chiuderà con vendite online che supereranno il valore complessivo di 31,5 miliardi di euro.
Si tratta di un mercato che fa gola e nel quale, ovviamente, ognuno vorrebbe tuffarsi. Tuttavia la fretta è cattiva consigliera.
Gettarsi in un mare di squali per fare una buona pesca serve davvero a poco se è il pescecane ad averla vinta.
Dunque, vediamo prima di che tipo sono gli squali (cioè i nostri concorrenti), con quali armi possiamo difenderci dai loro attacchi, quali sono le strategie per gettare le reti in sicurezza, poi raccogliamo il frutto del nostro lavoro.
Questa la domanda a cui molte aziende devono dare risposta.
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