Il mercato online in Italia vale già 58,6 miliardi di fatturato, ma altri 3,7 stanno arrivando da chi si discosta dagli acquisti tradizionali. Ne beneficeranno le aziende più capaci e tempestive nel proporsi su intemet.
Almeno per una volta negli articoli che pubblico su questo blog voglio essere drastico: non c’è più tempo per indugiare. Ormai è urgente:
Il perché di queste mie affermazioni è presto detto: da oggi al 2025 ci sono circa 4 miliardi di euro che, in Italia, si stanno spostando dal retail tradizionale (su strada) a quello online.
Come vedremo più avanti, il problema non riguarda solo il b2c, ma anche il b2b.
I dati che riporto in questo articolo sono tratti per la maggior parte dal Report 2021 della società americana Alvarez & Marsal, una delle più grandi organizzazioni a livello mondiale che si occupa di migliorare le prestazioni di grandi aziende. Anche di quelle europee.
Per altra parte, i dati che troverai in questo articolo sono tratti da recenti pubblicazioni dei maggiori organi di stampa nazionali.
Qui sotto te ne indico due: quello della Agenzia Giornalistica Italia (AGI) e quello del quotidiano La Stampa.
Vediamo di entrare più nel dettaglio dei numeri e delle percentuali, strettamente relativi al nostro Paese.
Nell’ultimo anno, in Italia, hanno chiuso circa 300.000 imprese, di cui 73.000 a causa della pandemia (fonte Ilsole24ore).
Nella maggior parte dei casi, le imprese che restano sul mercato denunciano una perdita del fatturato che oscilla tra il 10% e il 50%.
Tuttavia c’è un comparto in forte crescita, che si conferma molto potente anche nel primo semestre del 2021, ed è quello delle vendite online.
Il settore e-commerce non compensa interamente le perdite di quello tradizionale, ma le riduce fortemente ed è la più importante base solida per il futuro.
Difatti, da un’indagine svolta su circa 3.000 famiglie, Alvarez & Marsal dimostrano che a causa dello spostamento verso gli acquisti digitali, in tutta Europa il sistema tradizionale (b2b e b2c) ha polverizzato circa 35 miliardi di euro.
Per quanto riguarda il nostro Paese, questo trend è previsto fino al 2025 con un ulteriore spostamento dei ricavi, pari a 3,7 miliardi di euro.
Voglio essere ancora più chiaro. Non si tratta di denaro che le imprese andranno a perdere, ma di uno spostamento dei ricavi dal sistema tradizionale a quello delle vendite online.
C’è solo da decidere chi se li andrà a prendere. Non certo quelli che un e-commerce non ce l’hanno o quelli che ce l’hanno ma non hanno ancora compreso come farlo funzionare a dovere.
In ogni caso è un errore pensare di dovere trasferire tutto il proprio business online.
L’e-commerce è uno strumento indispensabile che si affianca ai sistemi di vendita tradizionali, li supporta e ne compensa le perdite. Non li sostituisce.
Tornando al Report di Alvarez & Marsal, nel nostro Paese è prevista una crescita costante degli e-commerce pari al 13,5% annuo fino al 2025. Quello che accadrà dopo è difficile prevederlo.
Di certo c’è il fatto che oltre l’85% degli italiani acquista online almeno una volta al mese e che il 38,4% di coloro che durante la pandemia hanno acquistato per la prima volta su internet non si dichiarano disposti a tornare indietro: continueranno a comprare su internet.
Che fare, dunque, in questo momento?
Ancora una volta mi rifaccio alle indicazioni di Alvarez & Marsal, che anche su questo punto è molto esplicito.
I brand, soprattutto quelli di minore fama, si devono immediatamente adoperare per evitare di soccombere.
Molti di essi presentano anche problemi di sovradimensionamento, sia nella creazione dei cataloghi, sia nell’approvvigionamento dei magazzini.
Spesso si rende necessaria una riconversione degli spazi ma, in ogni caso, ciò che farà la differenza sarà la tempestività con la quale saranno capaci di aprire, gestire e fare funzionare il nuovo canale di vendita.
Non è un caso che nel mondo intero, ma anche in Italia, si registra un boom del click & collect, dove il negozio fisico diventa il magazzino e il punto di consegna di quanto viene acquistato online.
Questo è un sistema che risulta molto interessante soprattutto nel b2b, dove la merce venduta può assumere volumi assai diversi da quelli del retail.
Peraltro non è da trascurare il fatto che gli uffici acquisti del b2b sono composti da quelle stesse persone che, per proprio conto, ormai si sono abituate ad acquistare online.
A questo punto, torniamo necessariamente alle prime due supposizioni con cui ho iniziato questo articolo del blog.
Se hai un e-commerce che non funziona, devi affrettarti per non restare con le vendite al palo.
So perfettamente che il problema è quello della sfiducia in un sistema che hai tentato di attivare più volte senza risultato.
Tuttavia, credo che tu ti debba domandare se l’e-commerce è stato per te un esperimento, un gioco o un nuovo comparto aziendale.
Dico questo, perché capisco che in certi casi gli e-commerce vengono costruiti perché vendere online è una moda. Tutti i tuoi concorrenti ce l’hanno, quindi anche tu te ne sei costruito uno.
Non è così che si vende online. L’e-commerce è un’attività nuova, che va ponderata, programmata, seguita e fatta crescere dopo avere imparato quali sono le logiche del commercio su internet.
È tutto diverso da come hai sempre venduto al consumatore finale o alle imprese. Devi ricominciare da zero, affiancato da aziende realmente capaci di supportarti in questo nuovo percorso di crescita.
DI CHI È BENE DIFFIDARE
Come sceglierle? È impossibile darti un consiglio su questo. Sul web c’è di tutto e il 99% (è una percentuale ipotetica) è fasullo. Quindi niente di più facile che tu sia già incappato in qualcuno di questi personaggi.
In verità qualche consiglio te lo posso dare.
Diffida a priori di chi, oltre all’attività di costruire e-commerce e di supportarti nelle vendite, include una marea di offerte di altro tipo. Dalla creazione del logo, ai volantini, ai biglietti da visita, ai calendari e a tutto quanto ti fa comprendere che non si tratta di persone specializzate, ma convertite per loro convenienza al nuovo business.
Diffida anche di chi, a priori, ti parla di piattaforme, di SEO, di lead generation, di Google, di Facebook o di Instagram per le tue campagne. Non ha alcun senso se prima non si è messo a ragionare con te a tavolino sulle strategie di attacco al mercato, più adatte alla tua azienda.
Normalmente si tratta di agenzie che ti vogliono spillare soldi e poi addossano a te la colpa dei loro insuccessi. Oppure si dileguano.
Diffida dello smanettone amico di famiglia o del ”esperto” di computer. Probabilmente è un bravo web designer, ma non è con la grafica che vendi online.
Diffida dai sistemi fai-da-te. Lo so che potresti divertirti un mondo a crearti da solo il tuo e-commerce. Fallo, se vuoi, è presentalo a familiari ed amici. Ma non pensare che ti metta nelle condizioni di vendere.
Lo puoi fare, se al tuo fianco hai qualcuno che, mentre costruisci da solo il tuo e-commerce, ti indirizza sulle opportune strategie di comunicazione che sul web sono ben diverse da quelle tradizionali.
UN’ASSICURAZIONE SUI RISULTATI
Fin qui abbiamo parlato di coloro che hanno già un e-commerce che non rende quanto dovrebbe.
È se, invece, non hai ancora un e-commerce?
La vera domanda sarebbe quella di chiedersi perché finora non ne hai ancora costruito uno.
Potrebbe essere un problema di denaro, di paura degli investimenti, di incapacità organizzativa, di scarsa conoscenza degli impegni che esso comporta.
Tutti motivi condivisibili. A ciascuno il suo e non entro nel merito. Molti hanno preferito tirare giù la serranda, piuttosto che cimentarsi in un nuovo tipo di commercio.
Però lascia che ti dica che, a mio modo di vedere, il denaro non guadagnato è denaro perso. Quindi ciò che è meno apprezzabile, sempre per come la vedo io, è l’indecisione, il “vediamo cosa fanno gli altri”, il “lasciamo passare il Natale”. E tante altre ponderazioni di questo tipo.
Dico questo perché oggi ci sono strumenti, peraltro davvero poco costosi, che sono in grado di fornirti una fotografia precisa di cosa sarà il tuo mercato, nel momento in cui decidi di metterti a vendere online.
Una fotografia che ti viene consegnata a priori, ancor prima che tu abbia commissionato a qualcuno la realizzazione del tuo nuovo e-commerce.
Sono strumenti che per te rappresentano una sorta di assicurazione contro eventuali investimenti sbagliati o a favore di una crescita costante delle tue vendite.
Dunque, per questi imprenditori che non hanno ancora un e-commerce e che sono indecisi sul da farsi, il punto è se vogliono tentare la scalata a quei 4 miliardi di euro di cui si parlava prima, senza esporsi con grandi investimenti, oppure se li vogliono consegnarsi senza alcuna forma di opposizione ai loro concorrenti.
Voglio essere ancora più preciso: quei 4 miliardi sono i fatturati considerati come perdita secca del mercato tradizionale a favore degli e-commerce. Non facciamo confusione, perché il fatturato annuo delle vendite online in Italia si aggira intorno ai 58,6 miliardi di ricavi.
Ad ogni valore la sua importanza.
Immagino che, ora, tu ti stia chiedendo quanto costa e che in che cosa consiste questa sorta di assicurazione di cui ti ho parlato.
Su che cosa sia, ti rimando ad un altro articolo di questo blog, che ho già pubblicato nelle scorse settimane.
Sul quanto costa, come sai qui non pubblico i listini di evoluzionecommerce e quindi non parlo di prezzi. Non scrivo su questo blog per vendere i nostri servizi, ma solo per informare.
Tuttavia ti dico che se inviti una ventina di amici a cena in un ristorante, se ti compri un Iphone, un televisore, se prenota una vacanza di una settimana con la famiglia, forse spendi qualcosa di più.
Va la pena rinunciare a spendere per l’acquisto di un televisore gigante da mettere in salotto, a favore del tuo futuro, di quello della tua famiglia e della tua attività? Lascio a te ogni risposta.
Questa la domanda a cui molte aziende devono dare risposta.
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