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Due italiani su tre comprano online

Dato Confcommercio: durante i saldi il 61% degli acquisti è stato online. Tuttavia ecco cosa limita le aziende a costruire un ecommerce di proprietà.

Il dato è stato pubblicato in questi giorni dalla Confcommercio. Durante questo periodo di saldi, in qualsiasi settore, il 61% degli italiani preferisce acquistare dagli ecommerce, piuttosto che nei punti vendita tradizionali.

Si tratta di una tendenza ormai consolidata nel corso degli ultimi anni.

Difatti, secondo gli analisti ormai non si tratta più solo di una scelta casuale, ma di una consuetudine che indica un radicale cambiamento delle abitudini di acquisto.

È una valutazione che sembra essere confermata anche dai crescenti ordini nel settore b2b, dove anche le aziende sono ormai orientate ad acquistare online i prodotti necessari alla propria attività.

La stessa Amazon ha aperto un settore business-to-business che tuttavia, come ho più volte scritto su questo blog, sconsiglierei a chiunque.

Tornando ai dati diffusi nei giorni scorsi da Confcommercio, si nota una forte crescita negli acquisti online da parte di consumatori del sud Italia.

Anche questo dato potrebbe avere un significato importante nel mondo delle vendite online. Difatti, non solo il consumatore del nord si è adeguato al nuovo strumento di acquisto, ma la consuetudine di comprare dal web sembra ormai radicata in tutta Italia.

Un altro importante dato statistico, rilevato in questi giorni, è che la popolazione più avvezza nell’utilizzare gli ecommerce per i propri acquisti è caratterizzata da uomini e donne (le transazioni al femminile hanno una leggera prevalenza) di un’età compresa tra i 35 e i 44 anni.

Tuttavia, la soglia massima di età rilevabile è salita oltre i 67 anni, mentre quella minima è scesa sotto i 18 anni.

Il volume d’affari stimato in questo primo periodo dell’anno si aggira intorno ai 5,1 miliardi di euro.

Per non rimanere nell’aridità delle statistiche, diciamo che in questo specifico caso i numeri sono importanti principalmente per due motivi:

  1. Ci sono ancora molte reticenze da parte dell’imprenditoria italiana ad impegnarsi seriamente nel vendere online i propri prodotti e servizi.
  2. Una elaborazione preventiva dei dati serve per adeguare il proprio ecommerce alle abitudini e alla personalità delle proprie buyer persona.

le reticenze a costruire un ecommerce

Quando mi riferisco alla volontà di impegnarsi nelle vendite online, non parlo solo di chi non ha ancora deciso di aprire un proprio ecommerce, ma anche a chi ne ha già costruito uno che non rende quanto dovrebbe.

Anche qui i motivi di questo atteggiamento negativo sono sostanzialmente due:

  • Gestire un ecommerce è un’attività impegnativa e, molto spesso, gli impegni scoraggiano. Tuttavia nulla viene regalato, ma i nuovi successi imprenditoriali (come quelli vecchi) vanno conquistati sul campo.
  • Molti imprenditori dubitano di potere incrementare considerevolmente i propri utili aziendali grazie alle vendite online, perché sono stati delusi da precedenti esperienze con web agency di scarsa professionalità e competenza.

In entrambi i casi si tratta di considerazioni del tutto comprensibili, ma che non devono essere ostative al progresso di un’azienda e al suo sviluppo anche in termini di nuovi fatturati. E guadagni, cosa più importante.

L’impegno nella gestione di un ecommerce deve essere in ogni modo supportato dalla stessa web agency che ha realizzato lo strumento tecnico di vendita.

L’imprenditore non può e non deve essere abbandonato a se stesso, una volta che ha messo online i suoi prodotti, ma va affiancato nel raggiungimento dei suoi obiettivi.

Certo, non tutte le web agency hanno le competenze per un percorso di questo genere. Ed è anche questo il motivo per il quale, nel preventivare il loro lavoro, si affidano alla battaglia del prezzo.

Il costo di realizzazione di un ecommerce e il progetto di collaborazione tra le parti in causa sono comunque un buon metro di valutazione da parte dell’imprenditore circa l’efficacia del lavoro che sarà svolto.

Per concludere questo capitoletto, dunque, consiglierei gli imprenditori a non abbandonare il loro desiderio di vendere online, ma di continuare ad esaminare con cura una partnership seria e di valore.

Questo anche con particolare attenzione al settore b2b, troppo spesso trascurato a favore del b2c.

l’elaborazione di un progetto ecommerce

Certamente i dati statistici non sono fini a se stessi. Ogni azienda che voglia elaborare un piano industriale deve fondare il proprio progetto sulla realtà del mercato di riferimento e non su fantasiosi voli pindarici.

Stranamente, invece, ogni giorno ci accorgiamo che nel settore degli ecommerce ci sono imprenditori che hanno sognato la gloria, senza averne gettato preventivamente le basi.

Difatti, come spesso ho avuto già modo di accennare, la costruzione tecnica di un ecommerce è la fase meno importante nell’avviare un’attività di vendita online.

Il negozio online, sia b2b che b2c, può essere realizzato soltanto sulla base di una diagnosi preventiva del prodotto, del mercato di riferimento, della concorrenza e delle buyer persona.

Grafica, contenuti e percorso di vendita devono attenersi scrupolosamente ai risultati di questa analisi preventiva.

Non si possono usare template per un ecommerce di successo. Non si possono realizzare ecommerce uno uguale all’altro. Purtroppo questo avviene molto spesso, anche da parte di player di fama (oggi rinomata al negativo).

Un negozio online che vende armi non può essere realizzato nella stessa maniera di un negozio online che vende giocattoli. Si tratta di mercati e pubblici completamente diversi.

Dunque, diverse sono anche le strategie di vendita, che devono essere inderogabilmente rispettate dall’ecommerce di riferimento.

Lo stesso posso dire se un ecommerce è dedicato ad un pubblico femminile, piuttosto che maschile. Se è dedicato ad acquirenti di età tra i 50 e i 60 anni, piuttosto che tra i 20 e i 30 anni.

Conoscere i dati con assoluta precisione è un elemento fondamentale per potere vendere online.

"Quanti tuoi clienti comprano online?"

Questa la domanda a cui molte aziende devono dare risposta.

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