Nel nuovo decennio, la costruzione e la gestione di un ecommerce deve adattarsi alle evoluzioni in atto, sia sul piano tecnico che comportamentale di chi acquista. Ecco cosa bisogna fare.
Per l’economia mondiale, gli Anni 20 del nuovo secolo non sono certo cominciati con i migliori auspici, causa il Covid-19. Al contrario, per gli ecommerce questo è un decennio iniziato a gonfie vele.
Merito del lockdown, dello smart-working e del maniacale uso dei cellulari? Certamente una concausa esiste. Ma dal 2021 in poi cosa succederà?
Non ho la sfera di cristallo per anticiparlo, ma due risposte certe già ci sono:
le vendite online
non sono un fuoco di paglia
Se è vero che la pandemia ha obbligato le persone a richiudersi in casa e, di conseguenza, a svolgere da lì le proprie attività abituali, è altrettanto vero che la scoperta di nuovi strumenti di acquisto (computer, tablet, cellulari) non è stata intesa come una limitazione, bensì come una evoluzione.
Avendo del tempo a disposizione, è meglio prendere un aperitivo con gli amici che non fare la spesa al supermercato. Oppure condividere un gioco con il proprio bambino. Oppure leggere un bel libro su una comoda poltrona. Oppure godersi un bel film acquistato su Netflix.
I servizi attualmente online sono tanti e tali che ormai, semplicemente e velocemente dal proprio divano o dal posto di lavoro, li possiamo usufruire tutti con un semplice clic.
Sbaglia, dunque, chi pensa che una volta rientrata questa calamità del Coronavirus tutto torni ad essere come prima. Non per colpa del Covid, ma grazie alle tecnologie esistenti c’è stato un cambiamento epocale nelle abitudini della gente.
La pandemia lo ha accelerato.
Quando saranno finite le restrizioni di Legge, le tecnologie resteranno a disposizione di tutti, anzi miglioreranno nella loro fruibilità. Quindi, indietro non si torna.
Chi ha atteso e continua ad attendere di vendere online nella speranza che tutto torni come prima, probabilmente firma la sua condanna a causa della propria incapacità di decidere.
Il problema del cambiamento c’è e non lo può risolvere nessun altro, che non quelle stesse attività che dal cambiamento sono state colpite. O presto lo saranno.
Semmai, come ho già scritto in altri articoli di questo blog, le nuove tecnologie possono correre in aiuto ai metodi di vendita più tradizionali.
come cambia il modo
di fare ecommerce
In questo paragrafo non ti parlerò di soluzioni evolutive fantascientifiche. Già esistono dal punto di vista tecnico, ma non è ancora il momento di investire in qualcosa che non è determinante per vendere online.
Voglio invece parlarti della evoluzione strutturale e organizzativa del concetto di ecommerce e della sua gestione.
Innanzi tutto dobbiamo partire da una considerazione che non è affatto banale: se in un primo momento la nascita degli ecommerce aveva allontanato l’acquirente dal prodotto (mancanza del contatto fisico), ora le distanze si sono molto accorciate.
Rispetto a qualche anno fa, chi compra ha fiducia nel mezzo, confidenza nei pagamenti, certezza della consegna, rapidità di scelta.
Questo significa che, se per vendere una volta era sufficiente puntare sulla comodità degli acquisti online e sull’aspetto innovativo dello strumento ecommerce, oggi ciò che più conta è come non disattendere le aspettative del cliente.
Ci sono azioni irrinunciabili dirette a questo scopo e chi costruisce un ecommerce le deve assolutamente conoscere, perché sono essenziali affinché una vendita vada a buon fine.
In pochi hanno già capito quanto siano esse decisive e per questo sono ancora molti i carrelli che vengono abbandonati prima di passare alla cassa. Questo è un fenomeno che va immediatamente ridotto.
La customer satisfaction e così pure l’assistenza post-vendita sono oggi due elementi irrinunciabili per conquistare il cliente e avere successo online. Bisogna lavorare molto su questo.
Non organizzarsi su questi due fattori è un elemento di vantaggio che non si può lasciare nelle mani della concorrenza.
come cambia il modo
di comunicare
A chi, come noi, costruisce negozi online fino dagli Anni 90, appare piuttosto chiaro quale sia stata tutta l’evoluzione del commercio elettronico, dai primordi fino ai giorni nostri.
Se devo trovare un elemento di assoluto distacco rispetto alla storia degli anni precedenti, credo che si debba mettere in pole position la comunicazione.
Una volta era tutto molto facile: mettevi un catalogo online, scrivevi qualche dato per spiegare il prodotto, aggiungevi il prezzo e il gioco era fatto.
Oggi non è più così. Di fronte a tanta e crescente concorrenza è necessario trovare validi argomenti di diversificazione.
Innanzi tutto la comunicazione non è più solo marketing, ma è fascinazione. Le schede prodotto non possono essere più una mera descrizione (anche), ma si devono presentare come una vera e propria call-to-action all’acquisto.
Perché parlo della necessità di affascinare il cliente attraverso la comunicazione? Ci sono meccanismi di attacco al mercato che bisogna conoscere e mettere in atto. Sia nel B2C che nel B2B.
Una statistica del Politecnico di Milano, nostro punto di riferimento privilegiato, ci informa che un italiano (o meglio uno che vive in Italia) mediamente dedica due ore al giorno per navigare su internet.
Lo fa collegandosi con Google o sui social, quindi se vuoi comunicare con il tuo cliente potenziale, devi farlo con strategie adeguate al luogo in cui si trova.
Difatti, se lo intercetti su Google probabilmente lui sta cercando un prodotto, un servizio o delle informazioni inerenti la tua attività. O quella di un tuo concorrente. Ma se lo intercetti sui social ludici, in quel momento potrebbe non essere disponibile a ricevere le tue proposte.
Ecco perché nella tua comunicazione devi trovare un modo adeguato e diversificato di fascinazione per entrambe le situazioni.
non più solo parole-chiave
Quando si parla di comunicazione, bisogna fare attenzione a non riferirsi esclusivamente ad operazioni di marketing.
Come detto, un ecommerce non comunica solo con i propri clienti, ma anche con i social e con Google. Per ottenere un buon risultato da questo genere di comunicazione, il dialogo tra il negozio online, i suoi prodotti e i media a cui si rivolge deve essere continuo e tecnicamente corretto.
Quanto alle strategie su cui si deve fondare la creazione di un ecommerce, ho già scritto molto su questo blog, quindi non voglio ripetermi.
Su alcuni aspetti tecnici, invece, conviene fare ancora qualche importante riflessione. In particolare sull’utilizzo delle parole-chiave.
Una volta questo strumento era il solo sul quale basare la propria comunicazione online: il potenziale cliente faceva una ricerca su Google mediante una parola-chiave e riceveva di ritorno l’indicazione del tuo sito o di una tua offerta.
Questa funzionalità è ancora più che valida, ma non è certamente l’unica e, probabilmente, non è neanche più la migliore.
Una parola-chiave, se scelta per fare pubblicità, ha un costo sulla base dei volumi di ricerca per quella parola e anche sulla base di quanti siti la stiano utilizzando per farsi pubblicità.
Come molti sanno, Google fa una specie di asta dove chi più paga meglio alloggia.
Tuttavia, oggi chi naviga tende a ricercare su Google ciò che gli serve attraverso frasi compiute, che esprimono un concetto e che, quindi, non si limitano ad una sola parola-chiave. In gergo si chiamano parole-chiave a coda lunga.
Lo si fa, perché questo meccanismo consente di trovare più rapidamente il prodotto che ci serve, senza perderci nel mare magnum delle offerte più disparate.
Utilizzare una parola-chiave a coda lunga può costare di più di una parola-chiave semplice, ma intercetta uno stadio di consapevolezza del cliente molto più avanzato e meglio profilato su ciò che vogliamo offrire.
Per fare un esempio, se ricerco “anello d’oro con diamanti” riceverò da Google proposte molto più pertinenti alle mie esigenze, che non se ricercassi quel tipo di gioiello solo attraverso la parola-chiave “anelli”.
Sulla ricerca delle parole-chiave tornerò nel prossimo articolo di questo blog.
Qui voglio ancora aggiungere un altro elemento su come deve comunicare il tuo ecommerce con il motore di ricerca: il canale shopping di Google non funziona mediante chiavi di ricerca, ma attraverso formulazione di contenuti.
Si tratta di strategie di comunicazione avanzate, piuttosto complesse, ma indispensabili per vendere online a seguito di una ricerca del tuo potenziale cliente.
Sostanzialmente, nei dovuti modi, va segnalato a Google che cosa stai mettendo in vendita, in modo che il motore di ricerca, a sua totale discrezione, possa proporlo online al tuo potenziale cliente.
Se non sei in grado di costruire questo tipo di comunicazione, sarà un concorrente a vendere al posto tuo.
Come vedi, seguire alcune semplici regole da applicare al tuo ecommerce può fare la differenza tra due categorie di negozi online: chi vende e chi no.
Questa la domanda a cui molte aziende devono dare risposta.
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