Voglio raccontarti alcune storie di successo, perché una o più di queste potrebbe essere anche la tua. Le riporta il Sole24Ore, quindi sono più che attendibili. Anzi, alla fine dell’articolo lascia un tuo commento o descrivi una tua esperienza nella gestione del tuo ecommerce o per il tuo desiderio di aprirne uno. Non importa se […]
Voglio raccontarti alcune storie di successo, perché una o più di queste potrebbe essere anche la tua. Le riporta il Sole24Ore, quindi sono più che attendibili.
Anzi, alla fine dell’articolo lascia un tuo commento o descrivi una tua esperienza nella gestione del tuo ecommerce o per il tuo desiderio di aprirne uno.
Non importa se hai già un ecommerce o se intendi costruirne uno a breve. Le storie che sto per raccontarti sono vere e sono in prospettiva di un grande guadagno, a cui forse non avevi mai pensato.
Parto da un presupposto inconfutabile. Nel mondo (e adesso anche in Italia) c’è sempre più “fame” di acquisti online.
Purtroppo molti imprenditori sono ancora restii ad aprire un proprio ecommerce, ma le generazioni di chi acquista beni di consumo stanno crescendo. Diventano grandi. E gli ecommerce fanno affari d’oro.
Oggi con un semplice smartphone gli acquirenti principali sono bambini che godono di una paghetta, ragazzini, ventenni, trentenni, quarantenni e cinquantenni. Sono davvero tanti.
E non mancano neppure gli ultra sessantenni, come chi ti sta scrivendo, che ormai trova comodissimo scegliere sul web e farsi consegnare la merce a casa in sole 24 ore.
Lavoro molto e il tempo per andare in giro a fare compere è poco.
Questa “fame” di acquisti sul web è dunque diventata una esigenza di chi vuole vendere di più e più velocemente, affiancando il proprio negozio online ai punti vendita tradizionali.
Spesso chi acquista, prima sceglie su internet e poi entra in negozio e compra a colpo sicuro. Oppure fa esattamente il contrario, come mostra l’articolo del Corriere della Sera di cui ti allego qui sotto il titolo.
Come vedi, il mercato è variegato e bisogna attrezzarsi per ogni evenienza.
Ora ti dico che cosa sta succedendo nel mondo. Poi ti spiegherò perché l’Italia offre ancor più possibilità di successo.
Ecco la prima storia di chi in meno di due anni ha guadagnato più di un milione di dollari.
Nel 2016, quando stava crescendo l’era dei Bitcoin, un perfetto sconosciuto che abitava in un sobborgo di Londra e che ora si è comperato una villa con piscina a Beverly Hills, ha aperto un ecommerce di criptovalute (Bitcoin appunto), pubblicizzandolo unicamente su Facebook e su Twitter.
Ogni giorno scriveva qualcosa sui social e corredava i suoi testi con un link al suo ecommerce. Ovviamente si trattava di contenuti scritti ad arte e accattivanti. Promettevano grandi guadagni.
All’inizio incassava pochi dollari al giorno, meno di una decina, ma solo un anno e mezzo dopo i suoi introiti avevano raggiunto la meta di 59.000 dollari al mese, al netto di tasse.
Inoltre, se per lanciare il suo ecommerce lavorava quasi tutta la giornata per creare interesse e cercare nuovi clienti sui social, adesso la manutenzione del suo gioiellino richiedeva solo 8 ore di lavoro alla settimana.
Nel novembre del 2017 ha deciso di non occuparsi più di quel genere di attività e ha venduto il suo ecommerce alla considerevole cifra di 1,6 milioni di dollari.
Notizia pubblicata dal Sole24Ore, appunto.
Come ha fatto? Per lui è stato molto semplice. Si è fatto costruire l’ecommerce da un bravo professionista del web, ha puntato tutto sui contenuti, ha lanciato un prodotto su un mercato in forte crescita. Ci ha creduto e ci ha lavorato con assiduità.
A chi ha venduto? Una delle professioni che stanno proliferando online è quella degli intermediari di siti di successo o di ecommerce. Stanno facendo affari d’oro.
È una sorta di agenti immobiliari che stimano le potenzialità di un ecommerce, la clientela di riferimento, la validità di ciò che si vende in funzione del mercato a cui ci si riferisce.
Se l’ecommerce, prima di essere venduto, richiede qualche aggiustamento, lo consigliano e lo richiedono. Il resto segue a ruota. Comprano a caro prezzo, perché per loro oggi un ecommerce è un investimento sicuro, i cui profitti sono in continua crescita.
Ed ecco un’altra storia di grande successo online.
In Germania c’è una azienda che vende abbigliamento sul web. Dopo i primi rodaggi con un ecommerce in quel Paese, ha deciso di vendere anche in Francia e in Inghilterra.
L’ecommerce è stato fondato da zero nell’agosto del 2014. All’inizio è stato un flop, perché il suo titolare credeva che bastasse mettersi su internet, fare un po’ di pubblicità ed il gioco era fatto.
Una volta capito che le cose non potevano essere così facili, ha chiesto aiuto a professionisti del web, gente che sa capire il mercato, che sa come comunicare online e che soprattutto non ti fa gettare inutilmente denaro in campagne pubblicitarie senza senso.
Per prima cosa ha puntato a sistemare i contenuti del suo ecommerce, ha imparato a come gestirlo e già dopo due anni il suo fatturato online è salito a 271.000 euro mensili, con utili netti dichiarati di 104.000 euro al mese.
Anche questi dati sono stati pubblicati dal Sole24Ore in un articolo del 23 maggio scorso.
Per farla breve, l’anno scorso quel ecommerce è stato ceduto a una società americana per la cifra di 1,9 milioni di dollari.
E c’è ancora di meglio.
Un ecommerce creato per la vendita di prodotti per la cura del bambino, aperto con un solo dipendente che ne curava la gestione, dopo sei mesi di vita registrava già un utile di 47.000 dollari al mese ed è stato poi venduto per 731.000 dollari.
Ti piacerebbero operazioni così redditizie? Penso proprio di sì e non sono impossibili.
Ti chiedo sempre di ricordare che oggi prevale la comodità di acquistare online, che non il prezzo di ciò che si compra. Qui sotto ti allego il titolo di un articolo apparso su La Repubblica un paio di giorni fa.
Anche in Italia esistono broker che esaminano gli ecommerce esistenti e si propongono per commercializzarli, esattamente come fanno gli agenti immobiliari per le case in vendita.
Da noi, peraltro, esiste un vantaggio. Siamo agli inizi di questo genere di transazioni. Con una adeguata consulenza gli ecommerce, se non sono ancora a livello tale da potere essere venduti, hanno ampi margini di crescita in tempi molto brevi.
Per questo sono ancora più appetibili degli ecommerce già ampiamente avviati, come avviene all’estero.
Basta un po’ di lavoro per migliorarli, per imporli sul mercato, per aumentare il numero dei clienti e del fatturato, poi l’ecommerce è pronto per essere messo sul mercato e ricavare tutto di un botto un bel po’ di soldini.
I broker sono dietro la porta ad aspettare per lanciare le loro proposte di acquisto. Normalmente il loro fee si aggira dal 8% al 15% sul prezzo di acquisto, una percentuale che scende notevolmente in caso di cifre di una certa importanza.
Già alcune proposte sono state avanzate a titolari di ecommerce italiani.
Alcune trattative sono destinate ad andare in porto, ma in altri casi il titolare preferisce restare proprietario del suo negozio online ancora per un po’. Lo farà crescere ulteriormente poi, nel caso, si renderà disposto a venderlo.
In questo momento i principali broker sono stranieri. In Europa quelli che operano meglio sono gli inglesi e gli svizzeri. Attualmente si appoggiano a professionisti del web italiani per la valutazione dei singoli ecommerce, verso cui mostrano interesse o che hanno manifestato la volontà di essere posti in vendita.
Spesso è necessario procedere con interventi sulla struttura del ecommerce, sulla sua manutenzione, sul progetto su cui si fonda e sulle strategie di vendita adottate.
Già ora vediamo imprenditori italiani aprire un ecommerce solo in prospettiva di farlo crescere per poi rivenderlo al miglior offerente. È un aspetto favorevole della globalizzazione.
Difatti, è certo che questo nuovo genere di attività sta aprendo una strada nuova a chi ha l’intuito di fare impresa. Gli investimenti sono davvero esigui in prospettiva dei guadagni in un futuro non tanto lontano, in attesa del quale, nel frattempo, l’ecommerce incassa per ciò che pone in vendita al consumatore.
Questa la domanda a cui molte aziende devono dare risposta.
Scopri di più sul "Focus del mese"
Lascia un commento