Quali siano le azioni necessarie perché un e-commerce produca vendite è uno dei quesiti principali che dobbiamo porci prima ancora di iniziarne la realizzazione. La risposta ci viene data da una ricerca effettuata, in America e nel mondo, da una delle più note, prestigiose e costose piattaforme per la gestione della visibilità online. Cosa e […]
Quali siano le azioni necessarie perché un e-commerce produca vendite è uno dei quesiti principali che dobbiamo porci prima ancora di iniziarne la realizzazione.
La risposta ci viene data da una ricerca effettuata, in America e nel mondo, da una delle più note, prestigiose e costose piattaforme per la gestione della visibilità online.
Cosa e come fare sono temi di grande valore che in questo blog ho più volte cercato di mettere in fila, commentando gli strumenti di base indispensabili ad un e-commerce che produca vendite.
La ricerca è dedicata alla ottimizzazione degli e-commerce e alle tecniche necessarie perché un e-commerce si esprima al massimo delle sue potenzialità, ovviamente in termini di maggiori vendite.
La piattaforma di cui parlo si chiama Semrush, alla quale evoluzionecommerce fa spesso riferimento prima di realizzare un sito o un e-commerce per i propri clienti.
Serve per rilevare dati e informazioni relative al mercato di competenza e agli aspetti concorrenziali, essenziali prima di avviare qualsiasi attività online. È difatti irrinunciabile capire a priori come si debba agire per aumentare conversioni e vendite di un e-commerce di successo.
Come si è svolta la ricerca di Semrush? Prima di tutto ha preso in analisi otto milioni di e-commerce, suddividendoli per settore e categoria (grandi brand, PMI, singoli professionisti).
Tra questi ne ha selezionati ottomila sui quali ha approfondito gli andamenti e la relativa customer experience.
Questa procedura ha fatto in modo che si potessero incrociare stimoli e reazioni sia dei fornitori, che dei clienti.
Successivamente (ma il passaggio non è stato proprio così immediato – io lo sto volutamente semplificando) ha stilato un elenco di azioni che risultano essere vincenti e imprescindibili perché un e-commerce abbia successo e, di conseguenza, sia un investimento conveniente.
Pubblicando la sua indagine, Semrush si è qualificata ancora una volta come un consulente di grande utilità, oltre che di affidabilità.
Partiamo da uno dei risultati più importanti della ricerca, quella relativa al traffico mobile.
Come più volte ho già scritto in queste “pillole” di evoluzionecommerce, coloro che navigano su internet da cellulare sono diventati la stragrande maggioranza di chi acquista online.
Sembra una banalità, ma assicuro che ancora oggi mi trovo di fronte a e-commerce che sono praticamente inutilizzabili da smartphone.
Dalla tabella che riporto qui sotto, appare chiaro come il traffico da “telefonino” (percentuale di destra) superi abbondantemente quello da computer (percentuale di sinistra).
Non avere un e-commerce ottimizzato per il traffico mobile, dunque, significa fare trovare la porta chiusa del negozio alla maggior parte dei possibili acquirenti.
Bisogna fare tuttavia attenzione. Molti ritengono erroneamente che per ottimizzazione verso smartphone si intenda avere semplicemente un sito, denominato responsive.
Si tratta di quei siti (e-commerce) che modificano la propria struttura grafica a seconda che li si utilizzi da computer, tablet o cellulare.
Questo è già un bel passo avanti, ma non è sufficiente.
Ottimizzazione significa “il meglio”. Ed è proprio “il meglio” che chi naviga da smartphone si attende di trovare quando si accinge ad un acquisto.
A questa esigenza da parte del consumatore finale, ovviamente, è molto sensibile Google, dalle cui logiche non si può sfuggire per godere di notorietà e autorevolezza online.
Già nel 2016 Google si era accorto che le proprie tecniche di indicizzazione per premiare siti ed e-commerce cominciavano ad essere superate, a seguito della repentina diffusione degli smartphone e della conseguente progressiva e altrettanto rapida trasformazione delle abitudini di chi naviga su internet.
Difatti gli indici, che aiutano Google a capire se un e-commerce merita di ricevere credibilità da parte del motore di ricerca, si stavano rivelando inadatti ad una navigazione da smartphone, tanto diversa da quella da computer.
Nel 2018 Google ha perfezionato questo genere di indici, chiamati Mobile First, privilegiandoli rispetto a quelli relativi alla ricerca da desktop.
Ne consegue che l’ottimizzazione degli e-commerce, cui ho accennato prima parlando di siti responsive, deve essere completata da tecniche per una corretta indicizzazione su Google. Altrimenti, chi vi cerca per comprare qualcosa, non trova voi ma un vostro concorrente e voi perdete le vendite.
Ma ancora una volta non è tutto.
Mi spiace dovere utilizzare termini qualche volta troppo tecnici, perché cerco di evitarlo in queste “pillole” di evoluzionecommerce. Vorrei rendere il più leggibile possibile quello che scrivo. Tuttavia a volte è indispensabile e per questo me ne scuso.
Perciò, prima di usare un acronimo ormai comune, vi dico cos’è la Search Engine Results Page. Si tratta di quella pagina di Google che, quando effettuate una ricerca, appare sul vostro schermo con i link più significativi ai siti e agli e-commerce di riferimento. Più comunemente si parla di SERP.
Avere il proprio e-commerce linkato sulle SERP di Google, inerenti una ricerca effettuata da chi vuole acquistare il vostro prodotto o servizio, significa farsi vedere meglio, acquisire autorevolezza e, normalmente, vendere di più.
Per esempio, oltre alla già nota descrizione del prodotto, un elemento che Google privilegia per ottenere la sua considerazione sono alcuni contenuti presenti nelle vostre pagine online, primi fra tutti quelli relativi a recensioni e immagini.
Quindi, quando si costruisce un e-commerce bisogna anche ragionare con le stesse logiche di Google.
Da tutto ciò ne deriva che uno dei maggiori investimenti necessari perché un e-commerce di successo funzioni con una positiva differenza algebrica tra costi e ricavi deve essere diretto sull’attività di SEO (Search Engine Optimization), cioè l’ottimizzazione per essere privilegiato da Google.
Come puoi vedere, ogni nuovo elemento che introduco in questa “pillola” di evoluzionecommerce è consequenziale al precedente. Si tratta di una catena di azioni senza la quale un e-commerce non ha senso di essere realizzato.
Cosa significa investire sulla SEO?
Per prima cosa significa evitare accuratamente e-commerce fai-da-te o realizzati dall’amico di famiglia. Non funzionano, fanno perdere di credibilità, sono dannosi alla propria immagine.
Lavorare bene costa, l’esperienza costa, ottenere risultati reali costa. Un e-commerce che vende costa di più di un e-commerce assolutamente inutile. Questa è una regola che bisogna imparare a memoria.
È impossibile comprare su un sito che nessuno conosce, è impossibile comprare su un sito che non si presenti con i contenuti studiati per la conversione in ordini, è impossibile comprare su un sito che non sia ottimizzato anche per essere veloce e di rapida consultazione.
Se realizzi un e-commerce senza che Google sia in grado di dialogare con lui e, quindi, senza che sia in grado di verificare se è compatibile a ciò che vendi (ma soprattutto a ciò che il tuo cliente si attende da te), non lo proporrà mai ai tuoi clienti.
Una struttura di e-commerce che non sia comprensibile a Google è una pedina deprimente per le tue vendite online.
Tira un sospiro di sollievo, perché ho quasi finito.
Ovviamente, qui ho cercato di sintetizzare i risultati di una ricerca che è molto più complessa di quanto io non abbia evidenziato. Le azioni necessarie per fare funzionare bene un e-commerce sono molte di più, ma entrerei troppo in ulteriori dettagli tecnici.
Voglio però soffermarmi ancora su due elementi che ritengo molto importanti, evidenziati dalla ricerca di Semrush. La struttura visiva dei contenuti e la differenziazione tra acquisti emotivi e acquisti pianificati.
La struttura dei dati con cui viene descritto un prodotto o un servizio in vendita deve essere completa, esaustiva, ma presentarsi al cliente come un’istantanea. Qui sta la complessità.
Rendere problematica la lettura dei dati e la loro comprensione per un prodotto in vendita, scaccia il cliente dal tuo e-commerce. È esattamente come se tu entrassi in un negozio, trovi qualcosa che ti interessa ma non trovi il commesso a cui chiedere informazioni o per pagare alla cassa. Esci da lì ed entri in un altro negozio che offre un miglior servizio.
Infine, per quanto riguarda la spinta emotiva o ponderata degli acquisti, è necessario conoscere a fondo le abitudini del proprio cliente (su questo punto mi soffermerò in una delle prossime “pillole” di evoluzionecommerce).
Un e-commerce non può comportarsi allo stesso modo verso chi pianifica con cura di darti il suo denaro, oppure verso chi lo fa perché in quel momento è animato da un trip irrazionale a tuo beneficio.
Ecco, tutto quanto ti ho fin qui descritto (ripeto: è solo una parte di ciò che si deve fare) è fondamentale per seguire le tendenze del mercato, conoscere le esigenze dei clienti, confrontarsi con i concorrenti e vincere la loro rivalità.
Capisco bene che, sei hai letto fino in fondo questo articolo, adesso forse ti sembrerà molto complicato vendere online.
Lo è, difatti, ma non bisogna averne paura se scegli al tuo fianco chi può accompagnarti nel tuo percorso di vendita online e queste complicazioni le vive, le supera ogni giorno ed è quindi in grado di farti ottenere risultati vincenti senza troppa fatica.
Anche costruire un’automobile è molto complicato, eppure ce ne sono milioni che vanno benissimo. Certo è impossibile costruirsela da soli con un kit comprato all’Ikea. La differenza sta in questo.
Questa la domanda a cui molte aziende devono dare risposta.
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