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Aziende online di successo: non basta il sito, serve farsi notare

È necessario rivelarsi a quel 77,6% di italiani che negli ultimi 6 mesi (dati ISTAT) ha navigato su Internet, fra cui ci sono 4.695.000 imprese alla ricerca di informazioni, contatti e acquisti

Il primo passo per il successo di un’azienda su Internet si basa sul numero di visite che un sito o un ecommerce riceve giornalmente. Il secondo passo è che si tratti di visite capaci di convertirsi in un ordine o in un contatto, che sia utile ad aprire una relazione commerciale. È banale dirlo, ma vale la pena ribadire che non ci sono visite se non c’è un sito o una pagina che le accolga. Tuttavia, non è sufficiente essere presenti sul web se il sito è visibile soltanto a coloro che già ne conoscono o ne ricordano l’esistenza (e molti se ne dimenticano in breve tempo). Un sito che non mette in atto azioni necessarie per farsi vedere, conoscere ed apprezzare, è un sito al buio. Nessuno lo vede, quindi è come se non esistesse. Ma, ancor peggio, è un sito che consegna la propria clientela nelle mani di una concorrenza più abile nel farsi notare. Nei paragrafi seguenti analizziamo, anche numericamente, quanto grave sia il danno di un atteggiamento imprenditoriale di questo tipo.

La statistiche del Censis, ISTAT e We Are Social

Nella premessa a questo articolo del nostro Magazine avevo anticipato che avremmo parlato di numeri. Lo faccio volentieri per offrire un’immagine chiara di quanto sia necessario prendere sul serio Internet. Non parlo solo delle sue potenzialità, ma di una realtà ormai inconfutabile.

È finito il tempo in cui si parlava di un mondo virtuale.

Secondo l’ISTAT, l’Istituto Nazionale di Statistica, negli ultimi sei mesi il 77,6% degli italiani ha utilizzato il web per informarsi, per acquistare o anche solo per scopi ludici e di intrattenimento.

Parliamo di oltre 45,7 milioni di persone intente a navigare tra un sito e l’altro per scopi diversi.

A questa statistica va associata quella del CENSIS, Istituto di Ricerca Socio Economica, secondo cui nel 2023 in Italia ci sono oltre 4.695.000 aziende (di cui il 90% sono PMI) che abitualmente si collegano a Internet.

Si tratta di dati estremamente significativi, perché mostrano un mondo il cui sguardo resta incollato su quanto Internet comunica giornalmente attraverso le sue pagine, che vengono messe a disposizione di chi si vuole informare, vuole acquistare, vuole approfondire, vuole comunicare.

A queste due statistiche molto autorevoli, si aggiunge anche quella di We Are Social, società americana che da 10 anni opera nel Global Digital Report. Il dato di rilievo è che, in Italia, il 91% di chi possiede uno smartphone resta abitualmente collegato al web. Nel nostro Paese sono attivi 46,5 milioni di esemplari.

A questo punto possiamo fare una riflessione, che ogni imprenditore dovrebbe tenere in buona considerazione: visti i numeri, Internet è un mondo molto vivace, funzionale ed esistente, parallelo a quello con cui abbiamo convissuto per anni. Forse lo ha già superato in termini di efficacia commerciale.

Internet è un luogo in cui la maggior parte degli italiani svolge diverse attività, prima fra tutte quelle di restare in contatto con il suo prossimo. Inteso come individui singoli, istituzioni o aziende.

Dunque e per contro, Internet è uno strumento di contatto irrinunciabile, perché è il più utilizzato grazie ad alcune sue peculiarità, fra cui:

  • Internet è uno strumento interattivo;
  • Internet è a portata di mano;
  • Internet è facile da usare;
  • Internet è ricco di informazioni d’ogni tipo;
  • Internet costa poco;
  • Internet è ovunque.

Qui viene d’uopo una domanda: come fa un’azienda a rinunciare ad immergersi anch’essa in questo mondo di contatti continui, così numerosi e permanenti?

Difatti, se il vero patrimonio di un’attività imprenditoriale è la lista dei clienti, prima ancora di costituirla c’è un ampio lavoro da svolgere sui contatti.

Diciamo che ormai sono davvero poche le imprese italiane, gli artigiani e i liberi professionisti che non abbiano ancora provveduto a dotarsi di un proprio sito Internet.

Tuttavia, ciò che poteva essere sufficiente solo qualche anno fa, diciamo cinque anni fa, adesso non lo è più.

Ormai non basta più essere presenti con un proprio indirizzo www. Ora i siti sono talmente tanti che è diventato impossibile aprire un nuovo contatto con loro, se non sono state messe in atto azioni tali da mostrarli in prima fila.

(Il che non significa essere necessariamente in testa alle pagine del motore di ricerca. Ne abbiamo già parlato e ne riparleremo ancora in altre parti del nostro Magazine).

Per dare un’idea di quello che succede quando un’azienda pubblica un proprio sito, bisogna fare riferimento ai dati che, sia pure in via approssimativa, ci vengono consegnati da Google.

Nel 2019 Internet contava 1,88 miliardi di siti. Dal 2020 in poi, soltanto in Italia, ogni anno sono stati registrati circa 500.000 nuovi domini .it (estensione che indica la provenienza territoriale italiana). Non possiamo sapere quanti siano quelli con il .com, .net, .info e via dicendo.

Sostanzialmente, considerato questo affollamento, essere semplicemente presenti su Internet con un proprio sito equivale esattamente al nulla. Perché non è importante esserci, quanto invece emergere dalla massa.

Ovviamente non sto parlando solo di siti ecommerce, ma di siti aziendali e informativi in generale.

Quindi, chiudendo il cerchio, possiamo dire che mantenere un sito nel nulla significa restare fuori da quel mondo di contatti che invece è necessario sfruttare in ogni settore dell’imprenditoria. Un danno molto grave.

Tra le imprese c’è un killer seriale: si chiama invisibilità

Fin qui abbiamo parlato di numeri. Ora serve parlare di strategie. Ma prima vale la pena riassumere per sommi capi l’essenza di quanto è stato appena scritto, per valutare a fondo se esiste un problema, diffuso tra molte imprese, e quanto sia necessario risolverlo.

Abbiamo detto:

  • Internet è diventato la fonte principale di contatti tra le aziende e il mondo esterno, chiamiamoli clienti potenziali o acquisiti;
  • per non perdere l’opportunità di agganciare milioni di contatti utili, la maggior parte delle aziende è presente su Internet;
  • per questo motivo il web è oggi costituito da una massa informe di siti da cui è necessario emergere;
  • se non vengono adottate strategie per cui questo avvenga, un sito diventa introvabile e quindi è come se non esistesse;
  • nel mondo di Internet non basta essere tecnicamente presenti, ma bisogna essere strategicamente visibili;
  • le aziende che posseggono un sito non visibile, è come se non esistessero in un mondo ricco di contatti. E questo è un grave danno.

Purtroppo questa serie di passaggi, piuttosto banale per dire il vero, non è molto chiara a tanti imprenditori che, ancora, non conoscono a fondo le dinamiche che governano il web.

Ogni giorno, qui ad evoluzionecommerce, entriamo in contatto con aziende convinte che Internet non funzioni a dovere e, per questo motivo, ne abbandonano le potenzialità.

Si tratta di imprenditori che hanno già un sito o un ecommerce che non sono visibili e che, per questo, non producono alcun effetto sui loro ricavi aziendali.

Così pensano di avere investito malamente il loro tempo e il loro denaro, poco o tanto che sia, in un ambiente da cui è impossibile trarre ritorni economici.

Alcuni sono persino convinti che Internet sia un killer degli investimenti aziendali. Ma non è così. Il vero killer è l’invisibilità, che nega la possibilità di una crescita sicura in un mercato che, solo in Italia, vale già più di 71 miliardi di euro.

Un film non basta realizzarlo, ma bisogna che sia bello

Tra breve entrerò più nel merito delle strategie per la visibilità. Sono diverse da azienda ad azienda, da budget a budget. E vanno elaborate singolarmente. Non esiste una strategia che si adatta a tutte le realtà imprenditoriali. Ci vuole personalizzazione.

Tuttavia voglio soffermarmi ancora un attimo sulla fase precedente alle azioni atte a rendere visibile un sito o un ecommerce.

Lo faccio con un esempio che mi sembra calzare a pennello.

Se un produttore cinematografico spende denaro per realizzare un film, ma poi non comunica a nessuno che la lavorazione è stata ultimata, né ai distributori né al pubblico, chi mai andrà a vederlo? È lui stesso che ne impedisce la visione.

Inoltre, perché la pellicola abbia successo, non basta che sia ultimata, ma deve trattarsi anche di un bel film che riscuota consensi di critica e di pubblico.

Se il film è di scarsa qualità, non solo si sono gettati capitali al vento per la sua realizzazione, ma anche il danno grava sull’immagine del produttore, del regista e degli stessi attori, che ne hanno accettato la partecipazione.

Lo stesso avviene per un sito Internet. Non solo va comunicato che esiste, ma deve anche soddisfare i parametri minimi di piacevolezza e di utilità.

Un sito rappresenta l’immagine dell’azienda che lo detiene. Se è sciatto, difficile da consultare, lento, non al passo con i tempi e con le tecnologie più avanzate provoca un danno d’immagine davvero incalcolabile.

Eppure, per dire la verità, sono stato più volte tentato di pubblicare su queste pagine del nostro Magazine l’elenco dei siti aziendali italiani che sono veramente inguardabili. A migliaia sono brutti e di scarsa dignità.

Dunque, il primo passo verso la visibilità è che un sito sia facilmente consultabile, navigabile e realmente interessante per chi lo consulta. Oltre che graficamente godibile.

Esistono tecniche di comunicazione online che consentono questo tipo di risultati. Non tutti le applicano e, per questo motivo, quando un sito di quel genere si propone con azioni di visibilità ne riceve un effetto contrario che dequalifica l’impresa o chi lo detiene.

Non è il grande budget che produce grandi risultati

E veniamo alle strategie necessarie per essere realmente visibili online.

Dunque, a questo punto, tutte le caselle sono in ordine per produrre azioni che consentano ad un sito aziendale di emergere dalla grande massa dei siti presenti su Internet.

Una massa in cui c’è di tutto, anche in relazione ai prodotti o ai servizi oggetto dell’attività aziendale.

Ci sono informazioni devianti, ci sono le landing, ci sono concorrenti indiretti, c’è una concorrenza latente, ci sono competitor molto attivi, ci sono i leader, ci sono i cosiddetti guru, ci sono i trovaprezzi, ci sono i marketplace e via dicendo.

Spesso le PMI si fermano di fronte all’ipotesi di una battaglia tanto ardua, dove per emergere serve investire molto denaro. Ma della paura degli imprenditori parleremo in un prossimo editoriale.

Fortunatamente, su Internet non è chi più spende colui che primeggia. Su Internet primeggia chi meglio spende, anche in funzione di budget piuttosto ridotti.

Internet ci consegna strumenti, dei quali spesso abbiamo già parlato, che sono perfino gratuiti e che consentono ad una azienda di crescere in visibilità. Bisogna conoscerli e saperli utilizzare. Ci sono persone esperte che sanno fare questo mestiere.

Ad esempio, una delle applicazioni meno costose è quella di creare una lista di clienti (potenziali e già acquisiti) ai quali inviare email seriali, costruite con una strategia comunicativa automatizzata che va molto oltre la semplice newsletter.

Per l’invio di email esistono programmi gratuiti ed altri, meglio organizzati, che costano veramente una sciocchezza.

Certo, le email vanno costruite con una propria logica nei contenuti e nello loro sequenza. Ma anche in questo caso ci si può rivolgere ad email marketing specialist, virtuosi nell’affiancare le imprese in questo tipo di operazioni.

Ma anche gli investimenti sui motori di ricerca o sui social possono essere davvero poco costosi. Si pensi, difatti, che la grande massa di contatti di cui abbiamo già parlato, può essere segmentata in tante piccole nicchie di pubblico, catalogate per interessi, stato sociale, sesso, età, abitudini e molto altro.

Essere visibili online non deve necessariamente essere inteso come visibilità di massa, ma è sufficiente che un’azienda sia presente presso quella nicchia di clientela che si ritiene sia la più adatta alle peculiarità dell’azienda stessa.

Raggiungere una nicchia di contatti non costa come rivolgersi a una massa, per la quale sono necessari budget piuttosto consistenti.

Conclusioni

A questo punto, per chiudere questo capitolo sulla necessità di essere visibili su Internet, mi sembra utile aggiungere alcuni elementi relativi alle conseguenze di un sito che, pur sul web, resta nel buio:

Perdita di Opportunità di Business: ogni giorno in cui un sito rimane invisibile, si perdono potenziali opportunità di contatto con un mondo, dentro il quale operano attivamente clienti B2B e B2C. E il danno si raddoppia, in quanto i competitor più visibili stanno catturando la loro attenzione.

Scarsa Credibilità: l’online è un ambiente altamente competitivo. La mancanza di presenza può fare dubitare della credibilità aziendale agli occhi dei consumatori moderni e delle altre aziende possibili clienti. La tendenza è quella di fidarsi di chi è trasparente e molto presente sul mercato.

Perdita di Investimenti: se si investono tempo e risorse nella creazione di un sito web o di un ecommerce, ma non si prendono le misure necessarie per farlo notare, inevitabilmente si sprecano risorse preziose.

Veramente mi piacerebbe che qualche lettore scrivesse un suo commento a questo articolo del nostro Magazine, presentando almeno una ragione per cui un’azienda debba restare fuori dal mondo dei contatti online.

Laddove restare fuori non significa non possedere un proprio sito ma, come spero di avere dimostrato, significa non godere di visibilità.

Lo spazio per i commenti c’è, è qui sotto ed è aperto a tutti.

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